Il giorno 12/02/2014, presso la comoda sala del Cineclub Detour, è stata proiettata la pellicola Stop the Pounding Heart, opera di Roberto Minervini, regista italiano emigrato in America. Il film è stato tra i protagonisti dell’ultimo Torino Film Festival.
Stop the Pounding heart, di Roberto Minervini, Ita 2013, 98′
Sceneggiatura:Roberto Minervini,
Fotografia: Diego Romero
Fonico: Helena Reveillerie
Montaggio: M.H. Dozo
Musiche: J.L. Villalobos
Prodotto da: Celin Borwez, Roberto Minervini
Interpreti: Sara Carlson, Colby Trichell, Tim Carlson, LeeAnne Carlson,
L’autore Roberto Minervini, alla sua terza opera, affronta la tematica del romanzo di formazione. Sembra di tornare sulle pagine dei poeti latini, là dove cantano l’idillio bucolico. Ci troviamo però, nell’America rurale, in un entroterra anonimo del Texas.
Un ragazzo americano, dai tratti somatici mediterranei, prova a cavalcare un toro senza farsi disarcionare, il cane abbaia al toro che con la sua potenza si ribella. Poco distante da questo scenario, Sara, una ragazza bionda, magra, munge la capra nella stalla. Al suo polso è legato un orologio: il segno di interferenza di due tempi macroscopici che si incontrano: il tempo basato sul calare e sul sorgere del sole, e quello incatenato in un quadrante, suddiviso in un numero specifico di 24 ore, che rappresenta la rottura con il contingente e l’avvento del lavoro capitalista.
Sullo sfondo di questo scenario, con i ritmi lenti degli spostamenti e la ripetizione delle azioni, si incontrano le vite di alcuni giovani, tutti sommersi in questo spazio di eterotopia, inquadrabile nelle campagne americane, dove sorgono le prime emozioni smosse dagli incontri casuali. Una passione lega i giovani del luogo: la cavalcata del toro dentro gli stadi, a cui partecipano bambini e ragazze, metafora del lavoro che l’uomo compie sull’indomabile forza della natura. Il tutto si alterna alle lezioni bibliche della madre di Sara alle sue figlie, in cui la forza si definisce come quella che si trova nell’atto di sottomissione, piuttosto che in quello di comando; l’onestà amorosa che, nei testi biblici, ha come assioma il cuore di un solo individuo. Una lezione cristiana fin troppo retorica, ma che non viene strumentalizzata ideologicamente, bensì utilizzata per l’evoluzione psicologica ed emotiva di Sara.
La mattina seguente il lavoro nei campi riprende, con la ripetizione caratteristica del labor ed è finalizzata al mantenimento delle proprie necessità. Il regista riesce a tessere un mondo con le proprie emozioni in maniera coerente, quasi pura, come fosse un osservatore invisibile ma sempre presente. Per lo spettatore sarà difficile stoppare il proprio cuore dal battere incessante della vita dei protagonisti, relegati in un universo dai toni lentissimi e poetici, come se l’autore volesse lentamente sommergerci nella diegesi degli accadimenti interiori dei personaggi, gli unici grandi moti in un mondo che manca quasi d’azione.
Un lavoro riuscito e particolare, un esempio di cinema da cui c’è sicuramente da imparare per l’energia che collega le inquadrature alla vita intima dei protagonisti, come ad esempio il lavoro con gli animali e con i bambini – che sono nella realizzazione cinematografica alcuni degli elementi più ardui da gestire – e la riscoperta di questi spazi immensi e vuoti, da riempire con avventure come la grande letteratura americana relegata al sogno del Far West ha già dimostrato di saper fare. Roberto Minervini sceglie il tema dell’amore e lo scandisce attraverso tempi lunghi e monotoni, tempi di eventi invisibili che sconvolgono il micromondo della giovane protagonista Sara.