Món petit (Little world), di Marcel Barrena, Spain, 2012, 83′ Produzione Umbilical Produccions, Corte y Confeccion Distribuzione EXIT med!a @ Cinema Farnese Persol, Festival del cine español 8 – 13 Maggio 2014
Nel 2012, il regista catalano Barrena commuove e affascina mezzo mondo – vincendo plurimi premi nella categoria “miglior documentario” – con la storia di un ragazzo che, armato soltanto di coraggio e fiducia nel prossimo, viaggia su una sedia a rotelle ai confini del mondo.
Albert Casals è un ragazzo coi capelli blu, pieno di vita, che trascina la sua ragazza Anna nella sua ultima e folle avventura: un viaggio fino al punto considerato più distante da casa, un faro nella Nuova Zelanda orientale.
Seppur lo stretto legame fra i due giovanissimi colpisce e caratterizza il film, Món petit, di fatto, non è una storia d’amore, ma una storia di sfida, di riscatto e di meravigliosa avventura. Come un novello Thoreau, Albert vive succhiando il midollo della vita, scopre e mostra l’essenza propria del Viaggio.
Attraversando in autostop i tre continenti, veniamo accolti in case di sconosciuti colpiti dalla bontà di Albert, ci intrufoliamo grazie alla sua furbizia e testardaggine su traghetti e in famosi siti turistici, facciamo amicizia con le genti più svariate e ammiriamo di volta in volta i paesaggi mozzafiato.
Il film-documentario, un low budget realizzato con la collaborazione di emittenti televisive catalane e degli istituti di cultura, racconta il “piccolo mondo” di un ragazzo che viaggia da solo sin dall’età di quindici anni, considerando il suo handicap alla stregua di un’irrilevante caratteristica fisica:
Il film è realizzato giustapponendo alle vive e frizzanti riprese amatoriali delle più significative tappe del viaggio, interviste ai familiari dei protagonisti e teneri filmati dell’infanzia di Albert, alcuni dei quali narrano anche il periodo in cui la leucemia lo costrinse a letto, rubandogli, poi, l’uso delle gambe. E’ questo forse l’aspetto vincente della regia: l’inserimento degli autentici home video, che, mostrando la crescita di Albert e mettendo in luce il suo temperamento positivo anche nelle difficoltà, rende Món petit «più vero di un film, più magico di un documentario».