Raccogliere il mondo. Per un fenomenologia della rete si presenta come un libro arduo e filosoficamente densissimo. Il suo autore, Adriano Ardovino, insegna Ermeneutica filosofica presso l’università di Chieti ed è stato curatore di diverse opere di Heidegger.
Raccogliere il mondo cerca di dare una definizione di cosa sia oggi la Rete, il web, Internet. Se da un lato il sostantivo Rete ha un’origine etimologica discussa – forse viene da retinere cioè trattenere, conservare, forse da serere ossia intrecciare, o forse, ancora, da nectere che significa stringere -, dall’altro è evidente come oggi la Rete sia una delle attività essenziali, vitali della contemporaneità. Ardovino tenta così di regalarci una fenomenologia, complessa ed esaustiva, a partire dai termini eraclitei logos e xynon, sulla scorta della famosa interpretazione che di questi dà Heidegger.
Il tentativo è quello di pensare l’essere della Rete come una «forma di mondo» che consente a noi utenti di essere-nella-rete a partire dalla nostra condizione di essere-nel-mondo. Una fenomenologia della Rete si presenta così come «metamondo immanente al mondo, che nondimeno si approssima, si aggiunge e infine si sovrappone al mondo».
Mettendo da parte il dibattito suscitato da coloro che giudicano la Rete come un fenomeno di completa degradazione anestetica e di feticizzazione quasi religiosa della tecnica, facendo perno sulle possibilità immanenti alla Rete stessa – controinformazione, diffusione di reportage indipendenti, aggregazione socio-politica – e prendendo spunto dalla riflessione heideggeriana sull’essenza della tecnica come disvelamento dell’essere del mondo, Ardovino analizza come la Rete sia una pratica, o meglio, un luogo, in cui si raccolgono e si rigenerano il mondo, la comunità e il linguaggio umano.
Dopo la prima parte, in cui logos è inteso come “raccolta”, seguendo la lettura che Heidegger fa del verbo legein, e in cui Ardovino dialoga con R. Schurmann e l’essere singolare plurale di J. L. Nancy, nella seconda, xynon, ovvero “comune”, l’autore articola proprio l’idea di Rete come mondo, comunità e linguaggio. Il libro, qui, ha i suoi referenti principali in P. Levy, G. P. Landow, J. D. Bolter, H. Rheingold, M. Castells, P. Montani. Notiamo come la Rete sia un complesso che unisce in sé tutti gli spazi antropologici già esistenti: quello della Rete non è un semplice “andare oltre” tecnologico, ma un raccogliere il precedente in una sorta di ricostruzione tecnica dell’orizzonte mentale quotidiano umano. La Rete è un dispositivo che consente di aggregare in tempi e luoghi d’interazione differenti gli esseri umani; insomma, ciò verso cui si deve dirigere la Rete è l’insorgenza di un nuovo modello d’intersoggettività. Tale modello dovrà essere in grado di rendere la cultura una risorsa aperta e “infinita”, autoponendosi come e, nello stesso momento, finalizzandosi a «un’essenziale e progressiva democratizzazione».
Arriviamo, infine, alle tecnologie mediali. Contro la canalizzazione del sentire perpetrata da un certo uso della Rete e simbolo di quella anaffettività che prende sempre più piede, Ardovino mostra come la Rete si presenti «dal punto di vista della sua costituzione essenzialmente ipermediale […] come la rimediazione nel senso della raccolta e della convergenza di tutti i linguaggi e di tutte le tecnologie mediali. La Rete non è tanto una nuova tecnologia, quanto ciò che porta allo scoperto la vera essenza della tecnologia…».
Così il libro di Ardovino, il quale, nel prenderne distanza ai fini del suo discorso, nota l’importanza e la veridicità di alcuni studi critici nei confronti della Rete, volge il suo sguardo verso le possibilità interne alla Rete stessa; possibilità non da sfruttare, ma a cui accedere nel tentativo d’intraprendere un cammino di allargamento del mondo, della comunità e del linguaggio, di cui questo libro è, oltre che ottima trattazione analitica, uno dei primissimi ed esemplari studi filosofici.
RACCOGLIERE IL MONDO. PER UNA FENOMENOLOGIA DELLA RETE
di Adriano Ardovino, Carocci, Roma 2012.