Artista: Morg Armeni Titolo: MORGASMATRON_ redemption through delight A cura di: Marta Bandini e Elettra Bottazzi Luogo: Galleria Parione9, Via di Parione 9 18 marzo – 17 aprile 2016
L’intraprendente galleria Parione9, di Marta Bandini e Elettra Bottazzi, ha recentemente inaugurato “MORGASMATRON_ redemption through delight”, la prima personale romana della pittrice e tatuatrice Morg Armeni (Genova, 1977). Il linguaggio surreale adottato dall’artista, le figure femminili, l’eros e il paesaggio sono elementi ricorrenti in tutte le opere in mostra. Ci siamo fatti raccontare il suo simbolico universo per immagini in questa intervista.
Cristina Palumbo: Che importanza ha per te la figura femminile, sempre presente centralmente nelle tue opere?
Morg Armeni: La figura femminile ha un’importanza primaria nel mio lavoro, rappresenta per me la bellezza e il lato più umido e sottile della vita, la natura, la madre, quell’aspetto subconscio e meditativo che mi permette di soffermarmi e porre accenti dove necessario e di rendere poetica la narrazione…
C.P.: Nei tuoi quadri sono presenti immagini simboliche, come per esempio in “Flora’s vision” o “The creator”. Perché questa scelta linguistica?
M.A.: Perché credo che siamo fatti di simboli, siamo circondati e intrisi di simboli da quando siamo venuti alla luce. A parte riferimenti culturali o concettuali che si possono cogliere nell’arte, il simbolo è quel qualcosa che arriva a tutti, indipendentemente dal grado di cultura e conoscenza.
C.P.: In un mondo artistico che spesso comunica con elementi o troppo concettuali o esplicitamente realistici, ritieni che un linguaggio simbolico possa essere una chiave per raccontare e veicolare messaggi in un modo “nuovo”?
M.A.: Come ti dicevo, credo che sia un modo per dare degli spunti di pensiero creativo… Immagino che ogni essere umano abbia un suo decodificatore personale di simboli – che sono tra l’altro il linguaggio più antico che conosciamo – che è da sempre applicato all’arte divulgativa. Ciò che mi interessa è scuotere gli animi, vorrei aprire la strada a nuovi punti di vista… E se ognuno interpretasse i miei simboli in modo differente dal mio, non sarebbe un problema, sono contenta quando un mio lavoro arriva all’anima dello spettatore, perché anche lui può diventare parte dell’opera con la propria sensazione.
C.P.: Nella tue pitture si fa riferimento a molta arte europea 400esca: Bosch, Fouquet, le iconografie sacre inserite in contesti paesaggistici. Cosa ti affascina di queste opere di cui così tanto la tua arte risente?
M.A.: Di sicuro ciò che mi lega tanto ai fiamminghi e a questi maestri del passato è l’ammirazione per questo costante mettere l’uomo al centro della natura, coscienti che nulla può esistere se non consideriamo, con amore e rispetto, la natura un prolungamento dei nostri corpi. Adoro la ricerca del dettaglio e la caratterizzazione precisa degli elementi; ispirarmi alle opere del passato in un mondo come quello di oggi, che corre e non ha tempo per nulla, mi motiva più che mai… E rallenta il tempo.
C.P.: Qual è il tuo rapporto con il linguaggio fantastico dei personaggi surreali di Hyeronimus Bosch (1453-1516) e di Mark Ryden (n.1963), entrambi fonte di ispirazione per le tue pitture?
M.A.: Un grande rispetto e un senso di fascinazione incredibile mi lega a questi due artisti. Bosch mi ha scioccato dalla prima volta in cui ho visto i suoi lavori sul mio libro di storia dell’arte: studiare un pittore del medioevo con un’iconografia ed un linguaggio così forte già all’epoca è stato ciò che da ragazzina mi ha iniziato all’apprezzamento dell’arte antica. Mark Ryden invece è un maestro del nostro tempo: ritrovare questo amore per la cura, il dettaglio, la natura e la narrazione in un pittore contemporaneo mi ha fatto innamorare e mi ha ispirato non poco.
C.P.: Anche l’eros è assai presente nelle opere in mostra. È un elemento imprescindibile nella tua arte? Che importanza riveste nei tuoi quadri?
M.A.: Ha la stessa importanza che ha nella vita, credo che tutto sia anche eros, le sensazioni creative specialmente sono l’espressione di quell’energia sessuale che è in noi. Anche l’eros è poesia.
C.P.: Il titolo della mostra è ‘Redemption through delight’. Qual è questa redenzione di cui parli che si raggiunge attraverso il piacere?
M.A.: Per me la redenzione è avere un nuovo punto di vista, un nuovo pensiero che sia così puro da innalzare il nostro cuore e da farci sentire degni di tutto ciò che è giusto per noi. È la creazione di una nuova coscienza per cui il Bello salva la nostra anima. La bellezza (intendo quella della natura o quella dei colori che vibrano o quella che scaturisce da dentro) è un valore nobile, in grado di curare gli animi e stimolare altri valori.
C.P.: Progetti futuri?
M.A.: Sto per ritraslocare, da Roma a luogo ignoto. Negli ultimi due anni, da quando ho chiuso il mio studio il Morganic Heart di Genova per dedicarmi di più alla pittura, sono stata nomade. Adesso spero di trovare una base dove poter dipingere vicino ad uno studio tra quelli con cui collaboro oppure un atelier/studio privato. Appena riavrò la mia casa con internet, lavorerò ad almeno altre due serie di quadri di questo genere e le farò girare per il mondo, collaborando con gallerie specializzate e continuando collaborazioni che sono state per me produttive.