Artisti: Yo Akao, Alessandra Carloni, Cristiana Fasano, Michele Giangrande, Katja Tukiainen, Elio Varuna
Titolo: Under the cuteness
Luogo: HYBRIDA contemporanea (Via Reggio Emilia 32/b – 00198 Roma)
Curatori: Giancarlo Carpi e Graziano Menolascina
Quando: 9 – 29 maggio 2014 (dal martedì al sabato 16:00-20:00)
Una musica dai ritmi suggestivi ed ammalianti inebria ed invita chi su via Reggio Emilia è solo di passaggio. Una mostra dal carattere diverso rispetto le precedenti curate da Graziano Menolascina presso la Hybrida contemporanea. Mentre nelle scorse edizioni dal titolo La metamorfosi e il simbolo animale, divise in due track dal carattere perturbante, venivano affiancati artisti emergenti ai grandi nomi a livello internazionale, questa volta nella cura al fianco di Giancarlo Carpi tema proposto è quello dell’estetica Cute.
Col termine Cute (dall’inglese carino) si indica appunto quel carattere dell’esteticamente attraente indissolubilmente legato ad ogni oggetto inserito nel processo di mercificazione. L’idea che l’opera d’arte perda il carattere di unicità, per trasformarsi in oggetto desacralizzato e feticcio della società, si impossessa di noi alla fine di un percorso che parte dal dipinto poetico di Alessandra Carloni per terminare con un’opera in silicone di Domenico Giangrande.
Alessandra Carloni presenta un dipinto in cui attraverso pennellate fluide testimonia l’incanto per la natura e per l’opera di ingegneria architettonica dalla quale si erge un omino romantico. Tutto intorno, l’onirico scenario dai caratteri orientali sembra decomporsi in una tempesta cosmica dove, a ben vedere, quelli che a prima vista erano rami ora sembrano trasformarsi in tubi conduttori di energia.
Cristiana Fasano costumista e scenografa propone un’opera in cui carta velina e stuzzicadenti vengono assemblati a creare un aeroplano che ricorda quelli futuristi di Fortunato Depero. Un lavoro certosino o ancora meglio zen. Come in un gioco l’oggetto passa attraverso il muro per poi ricomporsi, e anche gli indumenti dell’aviatore ne fanno parte.
Elio Varuna tra paesaggi surreali, dalla vena Pop, introduce le figure simbolo del suo universo – piccoli esserini rossi che imperversano nelle sue opere. Il cubo illuminato di rosso ci mette in allarme dal contagio del virus.
La finlandese Katja Tukiainen condivide appieno l’estetica Cute in dipinti dai colori glassati, a volte stridenti. Il riferimento all’iconografia popolare (il mondo dei fumetti e dei cartoni) si inserisce sulla scia del movimento Superflat fondato da Takashi Murakami. L’oggetto diventa feticcio nella deliziosa bambola- scultura.
Alla fine del percorso circolare su di un alto piedistallo l’opera di Michele Giangrande, un elefantino salvagente in silicone, come un’apparizione, sotto una luce diafana custodisce il mistero dell’incanto della merce.
Il senso ironico dell’intera mostra è insito nell’opera dell’artista nipponico Yo Akao posta al centro della sala espositiva. Due strutture in alluminio (ricorrenti nel suo lavoro) assimilabili a lettini con cuscini in marmo danno tutt’altro che l’idea di comodità. In realtà sono anche delle vaschette riempite di acqua all’interno delle quali nuotano un pesciolino rosso ed una rana.
L’oriente e l’imperversare della Commodity art sono il filo conduttore per cui l’opera viene inserita in quel percorso che la rende un bene materiale a cui non si può rinunciare.