Il mundial dimenticato. La vera incredibile storia dei mondiali di Patagonia 1942, 90’ c.a., Arg/Ita 2011,
Registi Lorenzo Garzella e Filippo Macelloni,
Fotografia Alberto Iannuzzi,
Suono Gianluca Scarlata, Libero Colimberti, Diego Colombo,
Montaggio Piero Lassandro,
Scenografia Davide Bassan, Catalina Oliva,
Musiche Rai Trade,
Prodotta da Daniele Mazzocca e Pier Andrea Nocella,
Una Coproduzione VERDEORO (Ita), DOCKSUR PRODUCCIONES (Arg),
In collaborazione con RAI CINEMA, RAI TRADE, CINECITTA’ LUCE, NANOF,
Con il contributo del MINISTERO per i BENI e le ATTIVITA’ CULTURALI, DIREZIONE GENERALE PER IL CINEMA,
Interpreti Sergio Levinsky, Marcelo Auchelli, Walter Balzarini, Wolfgang Bandorsky, Bruno Bardi, Philip Caillon, Custodio Cuevas, Leon Dogodny, Caterina Dzugala, Arturo Gerez, Mimi Klein, Rosalind Knight, Guillermo Leinung, Aldo Niebohr, Ricardo Piterbarg, Raul Toscani, Wilhelm Tromm.
«Il mondiale del 1942 non figura in nessun libro di storia, ma si giocò nella Patagonia argentina» Osvaldo Soriano.
Il mundial dimenticato è un mockumentary, ovvero un film che si presenta con un registro documentaristico, come se riprendesse avvenimenti realmente accaduti, ma che è, invece, un prodotto completamente di finzione. I suoi modelli, dicono i due registi, possono essere Zelig di W. Allen e Forgotten Silver di P. Jackson. Il film è stato accompagnato da una forte campagna virale che ha avuto grandissimo successo.
Tutto nasce dal ritrovamento di uno scheletro aggrappato a una cinepresa. E’ quello di Guillermo Sandrini, videoreporter locale e testimone mediale di quel mondiale forse mai accaduto. Sandrini, l’inventore della cinepresa palla, il primo che, con le sue riprese, permise la moviola, fu assunto proprio per riprendere i mondiali. Con il ritrovamento di quella cinepresa si avrà davvero, finalmente, la possibilità di scoprire chi è stato il vincitore della coppa Jules Rimet? Si potrà scoprire chi ha vinto la finale?
Il film narra, attraverso le ricerche di Sergio Levinsky, il più grande esperto al mondo sul tema, l’idea estrema del fitzcarraldiano conte Vladimir Otz: trasportare il mondiale di calcio in Patagonia nel bel mezzo della seconda guerra mondiale. Un’impresa che sembra essere riuscita. In mezzo a giocatori professionisti, operai immigrati italiani che costruiscono una diga, soldati nazisti che vogliono conquistare anche il mondo calcistico, inglesi figli del fair play, Mapuche con una tecnica calcistica mostruosa, dediti al tiki-taka e con un portiere dallo sguardo ipnotico, emerge una storia godibile, ironica, che strappa più di un sorriso. Una storia da vedere.
Garzella e Macelloni, che nascono come documentaristi, sono andati a caccia di location che potessero evocare la storia, in un tentativo di far rimanere la traccia di un qualcosa. L’idea di inventarsi un mondiale all’interno della storia del Novecento e del calcio è stata sicuramente una mossa geniale; riempire la zona d’ombra intorno a questi fatti è stato abbastanza semplice mediante l’ambientazione nella desolata e meravigliosa Patagonia. Ciò che vi è di vero nel film è il contesto storico; non è dunque possibile compiere un processo di autenticazione delle immagini. Nella pellicola è presente molto materiale d’archivio, preso dall’Istituto Luce e da archivi sudamericani. Le parti finzionali sono fatte così bene che è facilissimo domandarsi se ciò che si ha di fronte sia fittizio o reale.
Una pellicola che vuole evocare la leggenda e che, tuttavia, nello stesso momento, vuole farla rimanere tale, rivolgendosi alla passione puerile che si ha per il buono, il cattivo, il panzer dell’area, il goleador, il fenomeno, l’esibizionista, il portiere paratutto. Durante il film sono intervistati anche personaggi famosi tra i quali Roberto Baggio, Gary Lineker, Jorge Valdano, Joao Havelange, Darwin Pastorin, Pierre Lanfranchi.
Il mundial dimenticato è il migliore antidoto, nel suo vedere il calcio come passione che va al di là di tutto, alla crisi calcistica che colpisce l’oggi.
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