Oltre le colline

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Presso la sala Anica di viale Regina Margherita è stato proiettato, in anteprima, il 22 ottobre 2012 l’ultimo film di Cristian Mungiu, Oltre le colline. La pellicola presentata in concorso all’ultimo Festival di Cannes il film ha vinto il Prix du scénario.

Dupa Dealuri, di C. Mungiu, 150’, Rom 2012

liberamente tratto dai romanzi non fiction di Tatiana Niculescu Bran

Link al trailer in uscita il 31 ottobre 2012

Sceneggiatura: C. Mungiu

Direttore della fotografia: Oleg Mutu

Scenografie: Calin Papura, Mihaela Poenauru

Suono: Cristian Tarnovetchi

Montaggio: Mircea Olteanu

Distribuzione: BiM Distribuzione

Interpreti: Cosmina Stratan (Voichita), Cristina Flutur (Alina), Valeriu Andriuta (prete), Dana Tapalaga (madre superiore), Catalina Harabagiu (Antonia), Gina Tandura (Suor Iustina), Vica Agache (Sorella Elisabeta).

Alina torna in Romania dalla Germania dopo anni di duro lavoro. In preda a una fortissima crisi depressiva, schiava di una frustrante solitudine, Alina è tornata “soltanto” per portare via con sé Voichita, sua compagna in orfanotrofio, unica persona che ama e da cui si sente amata. Ma nel frattempo Voichita ha intrapreso una strada differente: si è fatta suora e vive in un piccolo e tranquillo monastero ortodosso con alcune consorelle e un prete. Al tentativo di Alina di ricreare quel rapporto simbiotico e carnale prima esistente, anche tramite un provocatorio quanto disperato ingresso nel monastero come religiosa, non fa più da contraltare la dolcezza di Voichita, bensì la sua fede e un’austera osservanza delle regole. All’amore fisico si è sostituito quello per Dio e Voichita, sicura della sua scelta religiosa, non è convinta di voler andare via. La discrepanza tra i sentimenti delle due ragazze è totale: è la spaccatura tra «chi ha Dio nel cuore e chi non lo ha» come afferma il prete.

L’atteggiamento integralista delle consorelle e del prete arriverà a scontrarsi drammaticamente con quello di Alina proprio nel momento in cui le religiose tenteranno di salvarla dalle grinfie di ciò che loro chiamano il maligno e di redimerla. E’ il contrasto tra la dedizione ultraterrena e la richiesta di aiuto mondana. La stolta incomprensione di Voichita e degli altri religiosi per lo stato patologico di Alina farà sì che le strade delle due protagoniste si reincontreranno, soltanto visivamente, negli ultimi minuti del film che mostrano una sorta di intrecciato passaggio di consegne tra i due differenti tipi di amore delle ragazze.

Il film è tratto dal romanzo di Tatiana Niculescu Bran, a quel tempo giornalista della BBC, che racconta le vicende realmente accadute in un monastero della Moldavia nel 2005. Nel materiale distribuito da BiM Cristian Mungiu afferma che Dupa Dealuri è «un film sull’amore e sulla libertà di coscienza: su come l’amore può trasformare i concetti di bene e male in concetti molto relativi». In Oltre le colline l’amore è un giano bifronte che mostra, in un andirivieni meta-fisico, sia la sua faccia spirituale sia quella carnale sia anche il loro eterno e insolubile contrasto.

Di Dupa Dealuri colpiscono la totale mancanza di colonna sonora, i pochi movimenti della macchina da presa e lo stile asciutto, distaccato, al limite della crudezza oggettiva, che fa apparire una sorta di estetica del distaccamento realista e in-sensibile mirante all’esplosione non catartica della drammaticità degli eventi nello spettatore. Mungiu ha uno stile autoriale ben preciso. Il disagio logorante per la vicenda di Alina scorre, tramite la mancanza di emotività, come un fiume carsico, per tutto il film.

La fotografia di Mutu e le interpretazioni dell’intero cast sono di alto livello; non è un caso che le due protagoniste, al debutto in un lungometraggio, siano state entrambe premiate al Festival di Cannes con il Prix d’Intérpretation féminine. Libero arbitrio, storia biografica, giudizi di valore, cultura e religione si fondono nel film di Mungiu dando vita a una pellicola densa che tratta la banalità in maniera non banale.

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Autore

Lorenzo Cascelli

Ho conseguito la Laurea Magistrale in Estetica nel 2012 con una tesi su "The Tree of Life" di T. Malick e "Melancholia" di L. von Trier presso il dipartimento di Filosofia dell'università "La Sapienza" di Roma. Caporedattore prima di Arte e Libri e poi di Cinema presso Pensieri di Cartapesta, da Aprile 2014 sono direttore editoriale di Nucleo Artzine.

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