Al teatro Spazio Uno, dal 23 aprile al 5 maggio, il debutto romano dei monologhi Totally, Bad Girl e War on Terror di Neil LaBute, finora inediti sulle scene italiane.
Re(L)azioni monologhi di: Neil LaBute traduzione di: Marcello Cotugno e Gianluca Ficca regia: Marcello Cotugno con: Bianca Nappi costumi: Adelia Apostolico aiuto regia: Beatrice Tomassetti assistente alla regia: Alessandro Lui, Nicole CalligarisDal 23 aprile al 5 maggio 2013 – Teatro Spazio Uno, Roma
Finora inediti in Italia, i tre monologhi di Neil LaBute che compongono Re(L)azioni trovano finalmente spazio anche a Roma grazie alla traduzione, compiuta insieme a Gianluca Ficca, e all’opera registica di Marcello Cotugno, che già più d’una volta ha frequentato l’autore americano.
In Totally, una ragazza incinta decide di vendicarsi del tradimento del futuro marito andando a letto una volta sola con tutti i nominativi maschili presenti sull’agendina di lui. In ordine alfabetico. In Bad Girl, un’attrice in camerino consiglia a un’amica, appena lasciata dal ragazzo, di fare come lei in situazioni simili: rimorchiare qualche povero sfigato e andarci a letto, ma una volta soltanto con ciascuno, o potrebbe incappare in situazioni sgradevoli. I sentimenti dei ragazzi sedotti e abbandonati non sono, però, minimamente contemplati. The War in Terror vede l’attrice di cui sopra in scena con il monologo di una giovane americana, il cui ragazzo è morto in Iraq. Qui il rancore è doppio: sulla meta-scena, nei confronti, senza alcun distinguo, del mondo islamico; e sulla scena non appena l’attrice intravede, nel pubblico, uno stalker che la segue senza darle tregua. Non potendo sopportare oltre la sua asfissiante presenza, lo affronta a muso duro, passando dalle parole ai fatti.
Tema dello spettacolo è dunque la reazione a una violenza subìta con una violenza ancora maggiore. Introdotti da video proiettati sul fondo o da agili cambi di scena, i tre monologhi sono accomunati dalla sproporzionata vendetta ideata, consigliata o messa in atto dalle protagoniste aventi tutte il volto, la mimica e le coloriture della naturalissima Bianca Nappi, che riesce nella difficile impresa di rendere godibili dei monologhi anche quando sono, in realtà, la metà di un dialogo: la sua espressività, la precisione dei gesti e la sottostante regia invisibile riescono a far dimenticare che, in due casi su tre, l’interlocutore è solo immaginario.