Nekrosius: Divina Commedia

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Nekrosius porta in scena al Teatro Argentina le prime due cantiche della Divina Commedia. Spettacolo in lituano con sopratitoli in italiano.

Divina Commedia

di Dante Alighieri

regia Eimuntas Nekrošius

con Rolandas Kazlas, Vaidas Vilius, Darius Petrovskis, Simonas Dovidauskas, Marija Petravičiūté, Beata Tiškevič, Julija Šatkauskaité, Leva Triškauskaité, Milda Noreikaité, Jurgita Jurkute, Pijus Ganusauskas, Vygandas Vadeiša, Paulius Markevičius, Audronis Rūkas, Justas Valinskas, Remigijus Vilkaitis

scene Marius Nekrošius

costumi Nadežda Gultiajeva

musiche originali Andrius Mamontovas

Dal 9 all’ 11 novembre 2012 – Teatro Argentina, Roma

Vai al sito dell’Odin Teatret

 

Una grande sfera nera domina minacciosa sul palco. Dante – Rolandas Kazias – in abiti contemporanei e giubba rossa prende il centro della scena. «Per me si va nella città dolente, per me si va nell’etterno dolore». I versi immortali del poeta fiorentino, tradotti e recitati in lituano, suonano diversi, strani, ma la forza del linguaggio scenico di Nekrosius riesce a vincere le barriere linguistiche. La poesia è nei corpi, nello spazio. «La lingua poetica di Dante, poesia non racconto o dramma, è una fonte inesauribile che ti dà una tale libertà creativa da non sapere come afferrarla» – osserva il regista. Messo in qualche modo al bando ogni timore reverenziale, la commedia divina si fa molto umana.

Dante inizia il suo viaggio accanto ad un Virgilio che appare come un mentore, ma anche come un compagno di giochi.

Una vena goliardica pervade l’intera operazione. Con fare quasi clownesco un Dante agile e energico cerca di inserirsi materialmente nella schiera dei grandi poeti e filosofi che lo hanno preceduto e la tensione ideale si fa azione fisica.

Brunetto Latini, Paolo e Francesca, Pia dei Tolomei e tanti altri personaggi si alternano sulla scena, presentandosi al poeta e agli spettatori con una caratterizzazione che li porta fuori dal poema dantesco per consegnarli al teatro, non senza qualche piccola bugia dell’arte. Così Beatrice appare come una timida scolaretta che suona il violino e Paolo e Francesca, innamorati imbranati, sono inseriti in un meccanismo fisico quasi da teatro dell’assurdo.

A tenere le fila dell’intero gioco scenico troviamo un singolare postino, figura  estranea al testo dantesco, che si insinua all’interno della messa in scena fungendo da personaggio cerniera tra il mondo dei vivi e quello dei morti. Il postino voluto da Nekrosius, recapita messaggi alle anime in pena, e si fa portavoce e interprete dei passaggi più complessi del poema.

Il regista lituano ha necessariamente operato una selezione sul materiale originario: «durante le prove abbiamo lavorato su molti canti, ma alcuni li abbiamo via via scartati: gli episodi riguardanti i suicidi o i bambini divorati comportano ad esempio temi di forte risonanza sia realistica che metaforica, ma io ritengo che a teatro sia non facile e non necessario toccare con mano determinati argomenti».

Non mancano momenti cupi, resi potenti dai suoni sinistri di una musica interamente eseguita in scena dagli attori. E` con elementi scenici essenziali e con la perfetta presenza scenica dei 16 attori della compagnia Meno Fortas che il viaggio dantesco nell’aldilà si fa realtà scenica.

La potenza visionaria del poema dantesco nelle mani di Nekrosius diventa uno spettacolo interessante che, in quatto ore, trasporta lo spettatore fino alle porte del paradiso.

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