uno spettacolo di Motus 2011>2068 AnimalePolitico Project
ideazione e regia Enrico Casagrande e Daniela Nicolò
con Silvia Calderoni, Glen Çaçi, Ilenia Caleo, Fortunato Leccese, Paola Stella Minni
drammaturgia Daniela Nicolò
con il sostegno di ERT (Emilia Romagna Teatro Fondazione), AMAT, La Mama – New York, Provincia di Rimini, Regione Emilia-Romagna e MiBAC
in collaborazione con MACAO/Nuovo centro per le Arti, la Cultura e la Ricerca – Milano; Teatro Valle Occupato – Roma; Angelo Mai Altrove Occupato – Roma; S.a.L.E. Docks – Venezia.3-5 aprile 2014, Teatro Valle Occupato, Roma
Piegano e impilano coperte i performer, mentre la platea si riempie, a ritmo della registrazione di interviste multilingue attorno al tema centrale: che cos’è per te la tempesta?
Abile è la messa in scena della tempesta su una nave tramite un semplice telo bianco, una coperta che insieme a molte altre sarà l’oggetto scenico più significativo e variamente utilizzato. La luce emanata dalla testa mobile che impersona il Capitano della nave è uno degli indizi che possono spiegare tutto ciò che vedremo scorrere in seguito sulla scena. C’è bisogno di un Capitano, di un Master? Il soliloquio della performer con la luce ci introduce nel vivo della vicenda: «ogni nuovo inizio è una piccola morte» ma soprattutto «serve qualcuno che guidi…». Frasi proiettate al contempo in audio e video restano impresse doppiamente.
In bilico tra autodeterminazione personale e senso della collettività, la Tempesta diventa metafora sia del momento storico in cui ci troviamo sia di quei momenti sovrastorici rappresentati da ogni inizio di una nuova impresa individuale.
Lo spettacolo è complesso non solo nella composizione di più livelli comunicativi e nell’uso di più strumenti intermediali ma anche nella creazione di strutture narrative a scatole cinesi, fatte di interruzioni e flash back in un continuo alternarsi di finzione e realtà. Lo spettacolo nello spettacolo di satira sul potere – the Power e tutti i suoi nickname – e la chiusura, nella quale video e live si palleggiano addirittura le battute della performer, sono gli esempi più riusciti della messa in scena a cui soggiace un forte senso politico.
L’arbusto senza radici portato in giro per le strade di Roma fin sulla scena del Teatro Valle è un altro indizio da seguire per ricostruire il senso di questa dichiarazione di volontà, utopia, rivoluzione sociale e personale che però deve fare i conti con una realtà difficile da cambiare che provoca attimi di ironico sconforto: «come si fa a decidere che un essere umano su questa terra è illegale?».
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