BRIMFUL OF ASHA @ Aperitheatre
Line up:
Tommaso Ricco – Flauti
Tommaso Di Leo – chitarre
Virgilio Chierico – percussioni e didgeridoo
Matteo – chitarre
Quando: 19 Febbraio 2012
Dove: Centro Sociale Sans Papiers
È bello quando una telefonata all’ora di pranzo ti svolta la giornata con una proposta inaspettata: “Ci vieni a sentire un concerto stasera al Sans Papiers?”. Così, eccoci nella cornice underground di questo centro sociale vicino San Giovanni.
La serata aveva in programma non solo il suddetto concerto, ma anche un’esibizione teatrale itinerante per l’intero centro sociale, ma, per non far arrabbiare i miei colleghi dell’apposita redazione, mi attengo alla scena musicale.
Il gruppo in questione si chiama Brimful of Asha, come l’omonima canzone che tutti ricorderanno; a differenza dei Cornershop però, questa band si compone di 4 elementi: Tommaso Ricco ai flauti, Tommaso Di Leo e Matteo alle chitarre (gipsy) e Virgilio al bongo, jambee e didgeridoo. Per i non addetti ai lavori, quest’ultimo è uno strumento ad ancia labiale tipico dell’Australia aborigena, uno dei più antichi strumenti al mondo, si calcola che esista da circa 40.000 anni!
Sebbene la stanza fosse abbastanza piccola, la platea era composta da una cinquantina di persone, alcuni in piedi, alcuni seduti per terra, ma tutti presi dalle sonorità del gruppo che hanno spaziato dalla musica andina, a pezzi della tradizione irlandese, fino ad arrivare a un omaggio a Bob Marley e alle Radici nel Cemento. Poca voce e tantissima improvvisazione nella scaletta, ma nell’ambiente quasi cupo e incensato dal fumo di tabacco della sala concerto queste sonorità così trasversali ed eterogenee hanno creato un’atmosfera particolarissima e veramente piacevole.
È curioso sapere che, nonostante i Brimful of Asha calchino i palchi molto di rado, il quarto elemento della band si sia aggiunto appena quattro giorni prima della serata. A dispetto delle aspettative derivanti da questi due fattori, i quattro artisti hanno invece dimostrato tutta la loro bravura tenendo il palco per quasi un’ora e mezza, esibendosi, come dicevamo, in pezzi particolari e variegati.
Da sottolineare l’interpretazione di Red is the Rose, così come un intermezzo musicale di una decina di minuti in cui i quattro si sono intrecciati dando vita a una trama ritmatissima e impossibile da non accompagnare col battito delle mani.
Riff e fraseggi, assoli che si alternavano tra loro, si sovrapponevano e si mischiavano fino a rendere il prodotto finale una splendida interpretazione. Solo per gli ultimi pezzi, eseguiti quasi per gioco, il microfono è servito anche per cantare, poiché, fino ad allora, era stato utilizzato quasi esclusivamente per amplificare fiato, corde e percussioni.
Il gruppo non ha né un myspace né una pagina facebook, per cui, se voleste seguirli, tenete d’occhio il palinsesto dei centri sociali di Roma.