NEON: LA MATERIA LUMINOSA DELL'ARTE

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Cento anni fa un barbiere di Parigi accendeva la prima insegna al Neon di un piccolo negozio chiamato Palais Coiffeur. Oggi, la prima grande mostra internazionale in Italia dedicata al neon nell’arte, ideata da David Rosenberg e co-organizzata con la maison rouge di Parigi, intende riunire le opere di oltre cinquanta artisti, che hanno intravisto nel neon la manipolazione futuribile della luce.

Se da una parte si gioca sull’estrapolazione di elementi urbanistici dal loro contesto,  caratteristica tipica dell’arte contemporanea, dall’altra i rapporti tra le opere esposte, le intuizioni formali e il neon utilizzato come mezzo di purificazione stilistica mirano a un’arte concettuale che si discosti dal semplice ambito del riproducibile. La sperimentazione tra “parola e luce”, ”immagine e spazio” rende il neon un materiale potenzialmente dinamico, plastico, le cui manipolazioni hanno qualcosa di eccedente rispetto al semplice design, riuscendo a evocare in noi effetti unici che sono in netta opposizione con la sua riproducibilità . Troviamo quindi la compresenza di materiale industriale e artigianale.

Molto usata è, più dell’indagine formale e geometrica, l’indagine linguistica. La scrittura modellata al neon mira a evidenziare il contrasto tra calligrafia, un moto dell’anima, e il meccanismo di accensione e spegnimento. La “visibilità” viene utilizzata per porre domande implicite su ciò che risulta poco visibile e determinabile, o per dare rilevanza al commemorativo e al politico.

Tra le settanta opere in mostra, Pale incision è un ossimoro tra il mezzo artistico e il fine espressivo; M’illumino d’immenso gioca su una visione interiore portandoci a riscoprire diversi significati di visione tra uomo e macchina. Le scritte al neon diventano pensieri sospesi sopra uno scrittoio, in un’opera senza titolo di Jason Rhoades. Forse proprio questa è l’opera più rilevante dal punto di vista dell’istallazione, accanto a quella di Mario Merz, la suggestiva La spirale avanza del 1990. Metaforico l’utilizzo dello spazio: l’utilizzo del neon nell’arte prende spunto dal rapporto tra segno e significante. Le opere esposte sono appunto segni, procedimenti visivi di comunicazione di un pensiero, traccia, impronta. Ma segno è anche il punto in cui si interrompe la lettura. Allora sono necessarie nuove categorie di analisi, aprendo l’intuizione e la capacità di giudizio alla scomposizione delle idee, che qui rimarca una sorta di behaviourismo dell’arte. Il conduttore filosofico della mostra è esplicitato dall’opera centrale The missing poem is the poem.

Potremmo considerare il neon come arte se mancasse la luce? Anche oggi niente, scritta priva di illuminazione, suscita in noi l’ironia di questa incalzante riflessione. Una mostra che vuole ampliare l’ideale canonico di bellezza, favorire la “distrazione” dell’opera d’arte, costruire un ponte comunicativo sperimentale.

NEON: LA MATERIA LUMINOSA DELL’ARTE

a cura di David Rosemberg e Bartolomeo Pietromarchi,

Realizzata nell’ambito della patnership tra il MACRO ed Enel in occasione dei 50 anni dell’azienda,

Sala Enel del MACRO, via Nizza 138, Roma,

Dal 21 giugno  al 4 novembre 2012.

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Webmaster - Redattore Cinema

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