Autore Tuono Pettinato (Andrea Paggiaro) Titolo Nevermind Casa Editrice Rizzoli/Lizard Pubblicazione Aprile 2014
Non ha fascino particolare il Kurt Cobain di Tuono Pettinato. In Nevermind non ci sono notorietà, bellezza dannata o esaltazione. Il racconto scorre con tratti semplici per raccontare una storia normale.
Una città della provincia americana, una famiglia come tante. Un figlio affettuoso ma troppo vivace, difficile da gestire per una coppia in difficoltà. Orizzonti di vita limitati che si restringono ulteriormente con la fine di un matrimonio. L’incapacità di comunicare. Spostamenti continui, l’abbandono materno e il rifiuto paterno, l’emarginazione sociale del piccolo e del giovane Cobain. E la voglia di fuga, presente sin dall’infanzia sotto forma di amico immaginario e mutatasi poi in musica, rifugio ma anche momento alienante, e in uso di droghe.
Nevermind: accade, non importa. Facile metafora degli anni ’80 e ’90, il Kurt Cobain di Tuono Pettinato è ciò che la società chiede pur nel suo stesso volersene distinguere. È famoso disdegnando la fama, bello negando la bellezza, ricco disinteressandosi del denaro. Il suo Nirvana è il culmine di una normalità esasperata, il distaccarsi da un mondo comune a tanti, in cui si è privi di guide e il cammino intrapreso non è una scelta, ma una fuga senza meta, continuo tentativo di riconoscersi in qualcosa.
Le linee delicate dei disegni – affettuose – indugiano più sulle debolezze di qualcuno che porta le ferite di un’infanzia e un’adolescenza infelici, che sull’idolo. C’è una nausea persistente in questo racconto, la sensazione di essere sempre legati a una realtà che ci rifiuta e che si vorrebbe a propria volta rifiutare ma nella quale, invece, si è costretti a vivere, anche cogliendone i vantaggi. Ed è proprio quando si pensa di essersi finalmente ribellati a tale costrizione, di averla spezzata, che questa prende davvero il sopravvento: e Cobain diventa mito.