Roberta Nicolai, direttrice artistica del Triangolo Scaleno Teatro, ci presenta il progetto Singolare/Plurale in azione dal 14 al 28 febbraio 2015 presso la Biblioteca Vaccheria Nardi di Roma.
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La progettualità di triangolo scaleno si è concentrata, in questi ultimi anni, nella realizzazione di Teatri di Vetro che, come ogni festival, delinea un tempo straordinario, festivo.
Singolare/plurale mette l’accento su un tempo ordinario.
Ripetutamente mi chiedo cosa sia più vitale, se quel momento di evidenza festiva o il processo che la produce, le innumerevoli ore di osservazione e dialogo consumate nel tentativo di comprendere il ruolo di una scena, denudata dei suoi poteri e delle sue rendite, e il senso di esistenze impegnate in una semina invisibile, nel cambiamento continuo dei punti da cui osservare una fenomenologia in perenne trasformazione.
È su quel lavoro di semina, con la comunità artistica da una parte e il tessuto della città dall’altra, quell’ordito che poi diventa mappa, con tutte le difficoltà di restituzione all’esterno della necessità artistica che lo determina, e quel domandare a noi stessi e a sempre diversi interlocutori cosa nascondiamo dietro le parole (scena contemporanea, cultura, ecc. …), che singolare/plurale crea il suo tempo di sosta e d’azione.
Da pochi mesi, da luglio scorso, il triangolo ha una stanza in co-working all’interno della struttura della Biblioteca Vaccheria Nardi.
Siamo nomadi ormai da sempre e questo destino è diventato, nostro malgrado, attitudine.
Abbiamo interrogato il senso di quel nuovo abitare, non da soli ma insieme ad altri, lo spazio di una biblioteca. Noi che normalmente abitiamo, o dovremmo, i teatri.
Un tempo e un luogo. Da qui nascono le sette attività che compongono il progetto e che, in un’ottica multidisciplinare, coinvolgono soggettività artistiche e sociali (adolescenti, fumettisti, nonni, direttori artistici, bambini, compagnie teatrali, attrici e attori, teorici e filosofi, fotografi, clienti e commercianti … la lista non è esaustiva).
Sette attività ricomprese tra un primo gesto, fortemente locale e connesso con l’ascolto di un quartiere e di coloro che lo abitano, e un gesto finale che lancia un confronto internazionale con strutture e artisti, invitati a Roma da Belgrado, Vienna, Budapest, Tirana, per parlare di Utopia.
Tra i due gesti, un movimento, lungo un mese, di appropriazione di significati del nostro fare individuale dentro lo scenario collettivo. Significati reali, non preconfezionati.
Vissuti nelle pratiche che umilmente seguono strade teoriche.
Fin dal titolo, preso in prestito dall’espressione che Jean-Luc Nancy conia per descrivere la realtà: essere singolare plurale. Sembra una frase e genera l’illusione che ci sia un soggetto, l’essere, del quale vengono indicati due aggettivi contraddittori che lo definiscono e lo specificano. Di fatto siamo di fronte ad una combinazione di parole senza determinazione sintattica, con articolazione aperta. Nancy ce lo ricorda in un più di una pagina.
Allora ho tolto essere – non volevo scomodare addirittura l’essere per il titolo di un progetto – e ho inserito il simbolo / tra i due termini. Per indicare che ciò che abbiamo di fronte implica una molteplicità di direzioni, un movimento che va dal singolare al plurale e dal plurale al singolare, un cammino aperto. Una strada senza sensi di marcia obbligati.
Un cammino che può diventare creazione.