Brunori Sas fa tappa all’Auditorium Parco della Musica con il tour del suo ultimo album Poveri Cristi. «Ogni volta che vi incontro capisco che ho scelto bene il titolo del mio nuovo disco» scherza Dario Brunori in una delle tante occasioni in cui accompagna le sue canzoni con acutissima e divertente ironia. Il cantautore calabrese arriva a Roma, coccolato da un folta schiera di conterranei accorsi a sostenerlo, ma soprattutto entusiasticamente accolto da un pubblico (ormai sempre più numeroso) che sembra specchiarsi nei dettagliatissimi squarci di spietata, lucida, eppur umanissima realtà che le sue canzoni disegnano.
Maria Antonietta apre il concerto. La cantante nella sua nuova versione italiana, (dopo il recente scioglimento dei Young Wrists) presenta al pubblico alcuni pezzi del suo nuovo album in uscita a gennaio. Esordisce con il singolo Quanto eri bello e sebbene la situazione non sia delle più favorevoli – la sala si sta riempiendo e la gente è impegnata a prender posto – va avanti con piglio deciso e convinzione, ricordando, per l’irriverenza della voce e dei testi, gli esordi della cantantessa catanese. Tre pezzi, una cover – Dea degli Afterhours – e poi ancora il tempo per un ultimo brano, con cui saluta il pubblico cantando «Nessuno ha capito niente di me, neanche questa volta».
Arriva sul palco la Brunori Sas, «l’azienda che unisce l’utile all’utile», dice sempre Brunori e comincia questo percorso a zig zag tra il nuovo album e quello precedente. Come stai, Fra milioni di stelle, Italian Dandy, le prime canzoni. Brunori parla e scherza con il pubblico «Lo so che ci volete accompagnare con le vostre manine sante, non vi preoccupate delle poltrone rosse» dice prima di suonare Pablo.
Così arriva la mosca («sì, io mi metto ad osservare le mosche, c’è molto tempo libero giù da noi, mi dispiace per voialtri») e poi Rosa, la storia di chi lascia la propria terra per cercare fortuna, perché solo così potrà tornare indietro e chiedere la mano della donna amata, se non fosse che lavorando nella morsa, per fare di corsa, lascia la propria di mano a Milano. Una storia tragicomica, ordinaria e terribilmente amara che si concretizza sul palco con un ritmo tiratissimo, un suggestivo gioco di luci, e un forte impatto sonoro con cui la band per la prima volta nella serata avvolge la sala Petrassi. A sciogliere l’amarezza di Rosa senza alcuna interruzione arriva splendida Una domenica notte e poi Lui, lei, Firenze. Il giovane Mario in versione chitarra acustica e violoncello, Nana, la cantatissima La leva del’82 e altre ancora. Seppur si dica contrario al rituale del finto bis, Brunori non si sottrae e richiamato a gran voce torna sul palco con Il pugile, L’imprenditore e poi una potentissima, urlata ed impietosa Animal Colletti.
Brunori racconta di noi, intrecciando delicatamente – con rara sensibilità e arguta ironia – il nostro sentire più privato, nascosto, profondo con la nostra faccia pubblica ed esposta, con quei tratti che ognuno di noi si sente addosso e che sa di condividere con il vicino di posto.
È la volta del secondo ritorno in scena, l’ultimo bis, ma in questo caso neanche il geniale piglio ironico di Brunori può sciogliere l’intensità e l’ordinaria drammaticità di Bruno mio dove sei e ci ritroviamo così, noi come lui, nudi nelle nostre paure più grandi, nei nostri dolori, nei nostri racconti e ricordi. Ma il finale è una festa, con Stelle d’argento e la promessa – lui che può, è un imprenditore mancato! – di un contratto a tempo indeterminato per ciascuno dei poveri cristi presenti. Tutti in piedi allora per applaudire e battere il tempo ad uno dei più importanti cantautori del nuovo panorama italiano.
Brunori Sas – Poveri cristi Tour
(opening Maria Antonietta)
Dario Brunori: voce e chitarra
Simona Marrazzo: cori, tamburello
Dario Della Rossa: tastiere
Massimo Palermo: batteria
Mirko Onofrio: sassofono
Stefano Amato: violoncello
23 novembre 2011 Sala Petrassi – Auditorium Parco della Musica – Roma
fotografie: © Stefano Costantino
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