OCEAN TERMINAL
Dal romanzo di Piergiorgio Welby
Di Francesco Lioce e Luce Morricone
Con Emanuele Vezzoli
15 luglio 2012
Fontanone del Gianicolo – Roma
[ilink url=”http://www.fontanonestate.it/programma_2012.html”]Fontanonestate 2012[/ilink]
Tutti noi abbiamo, prima o poi nella vita, perso un amico o un’amica cara. E tutti ci siamo confrontati con il ricordo di chi non c’è più, a volte ponendoci degli interrogativi esistenziali profondi: che senso ha avuto la vita di questa persona? E come posso, nel proseguire della mia esperienza umana, fare tesoro dell’insegnamento che traggo dalla sua vita? Emanuele Vezzoli arriverà alla risposta alla fine di uno spettacolo molto coinvolgente, nel quale la sua arte si rivela in tutte le sue innumerevoli sfumature.
Ma torniamo al principio. Nella loggia del Fontanone del Gianicolo si para davanti agli spettatori una scenografia minimale: un lungo tavolo grigio chiaro, una sedia di metallo lavorato con un vecchio gilet poggiato su un bracciolo, e in alto uno schermo di tela bianca. Sullo schermo vengono proiettati quadri di Cezanne, Magritte, Renoir, Van Gogh, pittori che Welby amava per la loro capacità di dipingere il cielo, quello stesso cielo la cui visione gli sarà, purtroppo, negata progressivamente dalla malattia, per venire sostituita dal soffitto bianco di una camera d’ospedale.
Ma è presto per questo. Per quanto la sofferta fine di Welby sia l’inevitabile polo di attrazione, Vezzoli preferisce parlare di altro, dell’uomo, impersonandolo con grande efficacia attoriale. Si delinea così il profilo di una persona che ha vissuto la propria esistenza esattamente come ci si aspetterebbe da chiunque: fra amori, rabbie, desideri, rimpianti, passioni, dipendenze… Il corpo di Vezzoli si piega con grande duttilità all’esigenza di rappresentare una serie infinita di piccoli quadri di vita, ma ancor più di rappresentare la vitalità genuina dell’essere umano, che non si lascia piegare neanche dall’immobilità progressiva di una malattia devastante. L’attore diventa così il simbolo di un insopprimibile desiderio di vivere; da monito della caducità umana, Welby arriva, paradossalmente, a costituire una celebrazione della vita stessa.
Una vita intensa, che ha avuto un forte impatto sulla nostra società, ponendo molte domande alle quali Ocean Terminal fornisce una delle risposte possibili: il teatro, come forma d’arte e contemporaneamente di impegno morale.
Lo spettacolo finisce, Vezzoli scende dal palco dopo aver steso un lenzuolo bianco sul tavolo, e applaude con noi. Applaude l’amico, il maestro, il compagno di strada. Applaude Piergiorgio Welby.