Oibò sono morto

1

Dal 16 al 21 ottobre, il Teatro Argot ha ospitato la coppia Mori-Olesen – entrambi con un passato di allievi dell’Ecole International du Theatre Jacques Lecoq di Parigi – con il loro Oibò sono morto, liberamente tratto da Torntuppen di Jan Fridegard e Oibò sono morto di Arto Paasilinna e vincitore del premio I Teatri del Sacro (2009).

OIBO’ SONO MORTO

di e con Giovanna Mori e Jacob Olesen

16-21 ottobre 2012

Teatro Argot, Roma

Info: scheda spettacolo

 

Se l’idea di morire all’improvviso, per un futile motivo, nel pieno rigoglio della vita vi terrorizza, allora concedetevi il privilegio di assistere a quel piccolo gioiellino che è Oibò sono morto, tratto da due libri di due autori nordici e frutto della collaborazione della coppia Jacob Olesen e Giovanna Mori, e forse potreste anche cambiare idea.

Che succede dopo la morte? Si viene premiati? Si viene puniti? Nient’affatto: restando sulla Terra – ma nulla le vieta di fare una puntatina sulla Luna… – l’anima continua a vivere, libera dagli incomodi materiali dovuti alla zavorra del corpo e capace di volare ovunque voglia ma, soprattutto capace ancora di provare tutte quelle emozioni per le quali vale la pena stare al mondo in primo luogo. Certo, capita di poter apprendere che tua moglie se la intendeva con il  tuo migliore amico; capita di dover assistere a un funerale con appena tre persone presenti e di scoprire che è il tuo. Ma capita anche di potersi innamorare di nuovo e questa volta, se le cose funzioneranno, vivranno davvero felici e contenti per sempre.

Divertente, commovente, lo spettacolo ha il merito di offrire, con leggerezza comica, degli spunti di riflessione sul senso della vita. L’amore allora non diventa soltanto lo scopo, ma anche il mezzo per operare dei piccoli miracoli, per introdursi nei sogni altrui e mettere in contatto due anime al momento irrimediabilmente distanti.

Ma se lo spettacolo risulta godibilissimo il merito è anche e soprattutto dei suoi interpreti, i quali sfoggiano un’invidiabile, giocosa complicità che rende magicamente reale il “qui e ora” della scena. Jacob Olesen sprizza quella vitalità e passione che fanno di ogni attimo un istante da godere, lì, subito, volatile, irripetibile, ma tremendamente concreto. Lo stesso effetto Giovanna Mori lo ottiene per vie diverse, dando l’impressione di scoprire ciò che frulla in testa ai suoi personaggi nel momento stesso dell’esecuzione verbale o gestuale con una naturalezza disarmante.

Capita di aver paura di morire. Capita di aver paura di vivere. Capita di trovare una possibile cura per entrambi i mali: ai pazienti si richiede solo un’ora del proprio tempo.

Print Friendly, PDF & Email
condividi:
   Send article as PDF   

Autore

Avatar

1 commento

Lascia un Commento

Continuando ad utilizzare il sito, l'utente accetta l'uso di cookie. Più info

Le impostazioni dei cookie su questo sito sono impostati su "consenti cookies" per offrirti la migliore esperienza possibile di navigazione. Se si continua a utilizzare questo sito web senza cambiare le impostazioni dei cookie o si fa clic su "Accetto" di seguito, allora si acconsente a questo.

Chiudi