con Guglielmo Lello, Ludovica Resta, Olimpia Ferrara, Francesco Spina
drammaturgia e regia Olimpia Ferrara
aiuto regia Valerio Mammolotti
contributo alla drammaturgia Simone Caporossi e Matteo Minerva
musiche originali e dal vivo Francesco Spina
scene e costumi Roberta Budicin
tecnica e grafica Andrea Capelletti
14 maggio 2017, Teatro Città, Roma
Tutti conosciamo la storia di Adamo ed Eva e ognuno ha dato l’interpretazione che più si addiceva al proprio pensiero. Mark Twain ne scrisse un diario dal tono ironico e fiabesco nel 1893, tracciando le differenze tra l’uomo e la donna, le incomprensioni tra i due mondi sessuali opposti e complementari, con sprazzi di poesia e romanticismo.
Ma l’esperimento decisamente più al passo coi tempi è senza dubbio quello di Olimpia Ferrara, regista, drammaturga e attrice che ha scelto di trasportare la comicità intelligente di Mark Twain in un contesto di cui oggi noi sentiamo spesso parlare o il più delle volte in cui ci troviamo immersi: il reality.
Ispirato dunque a Il diario di Adamo ed Eva, il pubblico entra nella sala dove assisterà all’ultima puntata dello show, diventandone parte integrante: davanti a sé ha lo spazio scenico che comprende sia la location del reality, in questo caso il giardino dell’Eden, sia la parte dedicata al backstage. Real Adam and Eve è il titolo di questo grande fratello biblico, supportato dal reiterato slogan con stacchetto musicale «dove la favola di Adamo ed Eva diventa realtà». In questo caso i concorrenti finalisti della stagione sono le due creature del Signore, che lottano per aggiudicarsi il premio finale, il frutto proibito, guidati dalla conduttrice-serpente Lilith che tenterà in tutti i modi di spingerli a giocare in modo sleale per far alzare gli indici di ascolto. Il tutto accompagnato sempre dai commenti sonori dal vivo del maestro di musica Alichino, nonché la sigla ripetuta dello show.
Vissuto a trecentosessanta gradi, non solo la conduttrice Lilith si trova ad interagire dal backstage al set vero proprio con i due concorrenti, ma, come in tutti i reality, il pubblico viene invitato a partecipare ponendo delle domande ad Adamo ed Eva, i quali rispondono secondo i loro caratteri e la loro indole. Il divertimento dello show è assicurato e anche i colpi di scena, per non parlare di tutti i sotterfugi “fuori onda” architettati per rimettere in moto il meccanismo della televisione che viene inceppato dalle volontà dei concorrenti stessi. Lilith deve trovare il modo di far andare nella direzione “giusta” il suo show secondo quelle che devono essere le esigenze degli spettatori, e non dei due finalisti.
Qualche monologo troppo statico rompe il ritmo frenetico che invece dovrebbe imporre il reality vero e proprio e la consecutiva corsa al premio finale, ma ciò diviene forse necessario per quei momenti poetici pilotati attraverso le romantiche illusioni di Eva, messa in discussione dal pragmatico e burbero Adamo.
In un’epoca in cui l’amore eterno sembra passato di moda, il reality prende la palla al balzo per rilanciarlo a proprio interesse, sfruttando con crudeltà la situazione del mito romantico e del sogno da adolescenti, mettendo in gara le passioni umane e l’inesperienza di creature pure.
Olimpia Ferrara ha saputo catturare l’ironia di Mark Twain e trasportarla nel mondo di oggi, sovraffollato di informazioni, apparenze, mode. Ha saputo avvicinare il pubblico all’ideologia di un autore statunitense di metà ‘800 rendendolo attuale nel contesto in cui noi tutti viviamo, o addirittura ne siamo sommersi. Ha escogitato la poetica del “tutto e subito” del reality trasformandola nella variante del “qui e ora” teatrale.