Al mio amato zio con profondo affetto.
Dove tu sei ora, si è liberi. Vivi ancora quella Libertà per cui hai sempre combattuto.
Sessa Aurunca è una città di antica origine della provincia di Caserta. Basti pensare ha dato i natali a Caio Lucilio, poeta latino dal sarcasmo pungente, vissuto nel II sec. a.C, e ad altri suoi coraggiosi seguaci. Tra i più moderni, non possiamo non annoverare Tonino Calenzo, spirito combattivo alla ostinata ricerca di libertà, giustizia, bellezza. Mihi necesse est eloqui, sento il bisogno di parlare, è il motto del suo teatro-denuncia, quello che gli fa affermare con determinazione: Uomo, ribellati con tutte le tue forze ad ogni dominio, ad ogni oppressione, ad ogni violenza. Per onorare la sua memoria, la compagnia del Teatro Aurunkatelier, di cui era direttore artistico, ha deciso di mettere in scena i testi più rappresentativi dell’uomo-artista, nello spettacolo Tu, noi…e il teatro. Selezionare, tra le innumerevoli opere, quelle più emblematiche della sua poetica è stata un’ardua impresa, nella quale si è devotamente cimentata Fausta Fusciello, valente artista nonché sincera amica di famiglia.
Gli attori sono troppo bravi per rimanere vincolati a una realtà locale così circoscritta. Eppure, guai a sradicarli dal loro amato/contestato territorio. D’altronde, Sessa Aurunca è lo specchio del mondo. Quale mondo? Il bas monde, la terra terrestre e terrosa, dove si viene spediti per adempiere a dei doveri, per compiere una missione. Quella dell’autore è descritta dalle sue stesse parole: Credendo di far bene, subito dopo il mio arrivo quaggiù, mi misi a suonare, cantare, ballare, recitare cose da me inventate.
Le riflessioni esistenziali si alternano, nello spettacolo, a pièces decisamente più comiche, ispirate alla commedia dell’arte e alla ricerca antropologica delle tradizioni popolari. Tema principale: la pazzia, di cui Pulcinella, ne E’ asciuto pazz’o padrone, è sia simbolo che accusatore, dietro la sua maschera di allegria. Pazzo è Pulcinella perché non tiene a freno la lingua, denunciando il degrado territoriale di una città piena ’e munnezza e quello morale di chi specula senza pudore sui mali del popolo. Pazzo è anche chi si arrende a tale incuria. Allora, la verità, dove sta? Chi la vuole sapere? E’ per questo che, citando un passaggio di Tentazioni, al pubblico viene chiesto, con fare provocatorio: “Che siete venuti a fare e a vedere stasera…siete venuti a vedere me? A casa non avete uno specchio?”.
Tutto il pubblico si sente scomodato, chiamato in causa, interrogato. E’ lui il distruttore dell’ipocrisia, è lui r’ammaggio, il discolo devastatore.
Tratto da I Profeti, il duetto tra i due teatranti, moglie sciantosa e marito esasperato, oltre a richiamare momenti familiari vivaci, raccontati con la sensibilità di chi sa curiosare anche nelle minuscole pieghe della vita quotidiana, è una critica a un certo tipo di teatro d’avanguardia, pieno zeppo di vacue elucubrazioni mentali per intellettualoidi che ostentano, ma non comunicano. Sempre sull’onda del divertimento arguto, non poteva mancare il qui pro quo linguistico tanto caro all’autore, in realtà gioco intelligente di destrutturazione della parola e del suono nonché inno all’incomunicabilità, che ha alleggerito per qualche minuto il cuore del pubblico, piacevolmente perso in sonore risate. Nascosta dietro l’ilarità dello sketch, nella rappresentazione de I calzolai di Stanislaw Witkiewicz, c’è un’amara denuncia della schiavitù fisica e morale di un popolo che marcisce sotto il capitalismo ed è da esso trasformato in passivo consumatore di beni materiali. Non a caso in Ci vediamo all’infinito, dove la parte dell’alter-ego del protagonista è recitata magistralmente dal giovane figlio Pierpaolo, particolarmente dotato anche da un punto di vista canoro, ci si chiede sarcasticamente cosa ci sia di tanto interessante in Paradiso. Non c’è televisione, non c’è un bar, non c’è la cassiera che ti fa l’occhiolino; tutti si abbracciano, si baciano, si amano. Che noia: c’è solo la felicità…
Silvio Calenzo, in Tentazioni, dà voce a un commosso atto d’amore dell’autore verso l’umanità. Disconoscendo, infatti, la sua aspirazione a essere un etereo cherubino, innamorato com’è di questo mondo, invita però ognuno a sbattere le ali per sollevarsi almeno un po’ da terra. Se non altro, a provare. Davvero emozionante.
A chiusura di spettacolo, c’è una sedia vuota, al centro della scena. Per colmare il vuoto di quell’assenza ci vorrebbe ben altro che un palcoscenico. Ci vorrebbe l’infinito.
TU, NOI…E IL TEATRO
con Vincenzo Alfieri, Gianluca Boccino, Pierpaolo Calenzo, Silvio Calenzo, Emanuele Del Pezzo, Fausta Fusciello, Gianni Maliziano, Fabio Matano
Scene e costumi Giuseppe Dell’Ova, Presidente compagnia Aurunkatelier (www.aurunkatelier.it)
Tecnico luci Rosaria Corbo
Tecnico suono Alfredo Passaretta
Musiche Pietro Razzino
Messa in scena Fausta Fusciello
22 settembre 2011 – Castello Ducale, Sessa Aurunca (CE)