Days of Heaven (1978)
Regia, Soggetto, Sceneggiatura Terrence Malick
Produttore Bert & Harold Schneider
Fotografia Néstor Almendros
Montaggio Billy Weber
Musiche Ennio Morricone
Interpreti Richard Gere (Bill), Brooke Adams (Abby), Sam Sheperd (Padrone), Linda Manz (Linda)
Meravigliose campagne americane, enormi campi di grano, la mietitura, mandrie di animali, bestie selvatiche, il vento che spira. Nei primi anni del Novecento, in cerca di fortuna e di un lavoro, la gente parte da Chicago ed è diretta in Texas… Così conosciamo Bill, Abby e Linda.
I giorni del cielo è, in realtà, I giorni della terra; un titolo ossimoro della vita terrena e metafora di una condizione atemporale priva di dolore, quasi trascendente –Days of Heaven, infatti, il titolo originale-, impossibile da cogliere materialmente. I giorni del cielo è il freddo istante in cui avviene la decisione del tradimento, quasi obbligato, di un innamoramento che sembra perenne, ed è la sentenza in cui si manifesta l’adulterio passionale di un matrimonio consapevolmente voluto e dettato da cause economiche. I giorni del cielo è il racconto di un sentimento corrisposto, svelato nei piccoli momenti della quotidianità, e, tuttavia, destinato a perire nel suo essere costitutivo amore fraterno, ovvero fratellanza nella comprensione del nostro essere già da sempre diretti verso la morte. L’affetto dapprima negato e poi spontaneamente nato di Abby per il Padrone ci mostra lo sviluppo della dicotomia tra puro ardore ed eccessiva razionalizzazione del sentimento: ci troviamo di fronte a un cammino teleologico che ha come obiettivo il vivere in una maniera migliore di come si è vissuti fino adesso, un’ambizione impossibile da raggiungere per Bill.
Le oche, le galline, le mandrie di bovini coartate all’allevamento contrastano radicalmente con l’immagine solitaria e selvatica di un coyote; esse tuttavia sono la premessa contraddittoria all’ingresso in scena della massa estrema e incontrollata: le locuste. Devastatrici dell’agricoltura e assassine dell’economia, le locuste sono il primigenio segno della follia da cui nascerà quell’autodistruzione desunta dalla scoperta dell’adultera e scandita dal conflitto mortale dei due contendenti, nella perdita della lucidità fino allora dimostrata e rammemorante l’episodio della prima scena del film.
L’uccisione del Padrone è il pendant dell’espiazione della colpa derivante dalla negazione del sentimento in vista di una condizione migliore. La logica punitiva si esplica, profondamente, nella morte di Bill e, superficialmente, nel continuo girovagare di Abby.
Terrence Malick e la splendida fotografia di Néstor Almendros, ci fanno immergere nelle atmosfere di un’America rurale, quasi ancestrale e destinata, di lì a poco, al boom economico. Nelle immense distese, nell’odore dei campi, scopriamo il camuffamento di un amore giovanile e l’attuazione logica del meccanismo di sopravvivenza.
I giorni del cielo è l’immagine della vita nella trascrizione orale, speranzosa e sempre rivolta verso l’Altro, di Linda.
Nessun commento
Pingback: TERRENCE MALICK | Pensieri di cartapesta