Regia Woody Allen
Soggetto e Sceneggiatura Woody Allen
Produzione Warner Bros. (USA, 1983)
Fotografia Gordon Wills
Scenografia Mel Bourne
Musiche Dick Hyman
Costumi Santo Loquasto
Effetti Speciali Joel Hynek, Stuart Robertson
Con Woody Allen, Mia Farrow, Stephanie Farrow, Will Holt, Mary Louise Wilson, Sol Lomita
Durata 80’
Immaginante solo per un istante che cessino di esistere, così, di colpo, tutte le parole e i modi di chiamare o etichettare generi e tipi di persone. Sarebbe il caos, ve lo garantisco: improvvisamente non ci sarebbero più neri o bianchi, comunisti o fascisti da cui guardarsi, etero o gay, Apaches o Appaloosa, talebani da accusare o afgani da confondere con i talebani, ma solo una moltitudine di identità singole. Saremmo tutti costretti a guardare il contenuto per poter distinguere, senza più poterci aggrappare a deresponsabilizzanti stereotipi, affrontando così l’atavica paura del diverso. Va da sé, quindi che una persona come Leonard Zelig, capace di assumere le caratteristiche di chi lo circonda e rendendone impossibile la collocazione in un determinato gruppo, è da considerarsi un nemico della società, e tra i più pericolosi.
Ciò che rende possibili le metamorfosi di Zelig (Woody Allen), è motivo di mistero tra i medici che tentano di curarlo. L’unica persona che si avvicina a lui è la dottoressa Eudora Fletcher (Mia Farrow) che se ne innamora. Quando Zelig , divenuto un fenomeno da baraccone sfruttato dalla sorella (Mary Louise Wilson), viene travolto da un bombardamento mediatico che lo dipinge come un mostro, decide di fuggire in Europa, alla vigilia della Seconda guerra Mondiale.
Woody Allen affronta con sobrietà e ironia il tema del singolo nel contesto sociale, oggi profondamente solcato da separazioni ideologiche, etniche e religiose. La scomparsa della personalità nello spirito di massa è fonte di grande preoccupazione, al punto che, chi non rientra nel meccanismo della classificazione è visto come un fenomeno da esibire in un circo. Ma il singolare camaleontismo di Leonard rappresenta anche la sua totale mancanza di identità: è tutti e non è nessuno, al punto da scatenare una vera e propria caccia all’uomo. Nel film, Eudora Fletcher è l’unica che conosce il vero Leonard Zelig ed è proprio il suo amore, simbolo di apertura e accettazione, che lo guarisce dalla sua paradossale mancanza di personalità che lo costringe ad adattarsi di volta in volta a ciò che lo circonda. La pellicola, girata contemporaneamente a Una Commedia Sexy in Una Notte di Mezza Estate, si ispira ai documentari e l’intera vicenda è raccontata da testimoni più o meno vicini alla vicenda che contiene numerose sequenze girate in stile anni ’30. Zelig, del 1983, è in effetti uno dei primi mockumentary, ovvero finti documentari, genere inaugurato proprio da un italiano, Gualtiero Jacopetti nel 1963. Nel finto documentario, Allen è stato inserito in filmati d’epoca integrandolo perfettamente alle pellicole preesistenti (resta indimenticabile Allen che gesticola dietro Hitler a Norimberga) e le scenografie di Mel Bourne sono state fedelmente costruite per ricreare il contesto storico.
Zelig è un film complesso, di difficile approccio. Come un piatto raffinato va gustato lentamente, e solo dopo del tempo si riuscirà a comprenderne il reale valore; proprio come le varie identità singole, che in un’epoca di fast food come questa vanno sempre più sparendo. O forse, come insegna la vicenda di Leonard, sono sempre qui, vanno solo sapute riscoprire.