Lenti, dolci flash di tre donne accolte dalla cornice generosa ed elegante di Villa Borghese, parco romano per eccellenza, sono la base di questo percorso dei sensi che, nel progetto del filmmaker Federico Mattioni, viaggia tra il visivo e l’onirico e colpisce per bellezza, assenza di artificio e corposità emotiva oltreché fisica. Inquadrature che sfociano le une nelle altre e si dileguano a vicenda come sipari sollevati su un doposcena o veli strappati via ad una creazione autentica, capace d’imporsi alla ragione non per forza ma per suggestione. E’ la riscoperta della sensualità, indomabile, imprevedibile, che segna la coscienza, l’evoluzione e la memoria di ogni essere umano, indipendentemente dal sesso, e che qui ha tanti volti quanti sono i primi piani accarezzati se non di più; e ha altrettanti sguardi, che richiamano alla istintività della carne viva percorrendo ognuno sentieri logicamente inarrivabili eppure nitidissimi nel sottopelle umano.
Ogni viso ci racconta una storia differente, un modo diverso di amare e di essere amato, di volere e di essere voluto. Con quali mezzi ciò accada è difficile definire, poiché tutto ha il sapore di una primordiale, insondabile scintilla. A volte la luce degli occhi, a volte la forma assunta dalle labbra o dai capelli esposti al vento, o da una mano che accarezza lentamente il profilo di un collo, finanche la combinazione dei colori chiama e ridesta sensualità mai sopite; risuona nelle immagini un inno ammirato ed onesto alla grazia speciale che fa di una donna la primigenia depositaria del desiderio fisico e del mistero profano della passione. E anche oltre: è un’allusione alla creazione, al luogo da cui si proviene, alla fonte della vita. Questo sembra evocare l’immagine in cui da una bocca semichiusa viene tirata fuori una foglia; vita che nasce da vita. Attraverso i sensi si parla della natura e degli impulsi vitali che lei stessa contiene e genera di continuo: cosicché le donne qui ritratte, immerse in un ambiente naturalmente rigoglioso ne restituiscono istinti ed energie, quasi fossero ninfe senza tempo, né destinazione, abitanti di un limbo sinuoso e colmo delle loro forme, nutrito dei propri e degli altrui desideri, espressi o celati, come le prime ed ultime forze motrici dell’universo, mai generate poiché sempre state. Le figure che oltrepassano lo schermo e ci vengono donate sono cullate da melodie che ne attenuano ogni possibile spigolo lasciando solo la seduzione del non detto che ha radici profonde ed estese. Innumerevoli le sfaccettature che si possono cogliere, poiché infinite sono le caratteristiche della bellezza in sé e delle forme che essa può assumere: classica, inquieta, ingenua, solare, tenebrosa, materna, complice, ad un passo dall’estasi, o dal più assoluto quotidiano, persa, sovrannaturale, vivida, magnetica, di un’assoluta speranza o di un intraducibile altrove. Sembra di assistere ad un atto magico che omaggia l’arcano e disarmante femminile lasciandolo emergere in tutta la sua leggera irriproducibile organicità; una lezione di seduzione a distanza, astuta e ben calibrata, che fa di un bianco e nero fotografico un unico istante in divenire.
Guarda SENSUAL CODE
Federico Mattioni presenta SENSUAL CODE in Tv