La redazione di Pellicole di cartapesta, in collaborazione con la rivista indipendente di critica e informazione cinematografica Cinema Bendato, propone la recensione di One Life, documentario di M. Gunton e M. Holmes. La recensione è di Alessia Paris.
One Life, di M. Gunton e M. Holmes, Gb 2011, 85′
Uscita al cinema prevista per il 19 novembre
Sceneggiatura: M. Gunton, M. Holmes
Montaggio: D. Freeman
Musiche: G. Fenton
Fotografia: J. Aldred, D. Allan, T. Allen, D. Anderson, B. Britton, K. Brust, R. Clarke, M. Colbeck, B. Cranston, J. Ellson, T. Fitz, K. Flay, T. Giffords, N. Guy, C. Hamilton-James, J. Isley, S. King, R. Kirby, A. Macewen, D. Mckay, J. Mcpherson, J. Maguire, D. Manton, H. Maynard, H. Miller, R. Munns, P. Nearhos, D. Noirot, A. Penniket, R. Rosenthal, T. Shepherd, G. Thurston, S. De Vere, S. Werry, K.a Yokoyama
Distribuzione: DNC entertainment, QMI
Spettacolo visivo capace di riempire gli occhi e solleticare la mente. Documentario che cerca di tracciare una sorta di storia familiare del pianeta Terra, riprendendo le vite degli animali più o meno conosciuti.
Il genere del documentario animale ha sempre il solito grande e forse inevitabile difetto: l’accompagnamento narrativo. Di certo eliminare del tutto la voce narrante non sarebbe una scelta felice. Sia dal punto di vista distributivo che dal punto di vista puramente fruitivo.
Nessuno andrebbe a vedere un documentario sugli animali sapendo di dover affrontare un’ora e mezza di sequenze mute, e in fondo le sole sequenze visive non riuscirebbero a trasmettere il messaggio che il film in questione vorrebbe proporre. Tuttavia forse è proprio nel messaggio che questo tipo di documentari vuole proporre che risiede il problema fondamentale del genere. La voce narrante risulta ancora una volta ridondante di un moralismo acchiappa famiglie gratuito e a tratti fastidioso. A tutti rassicura sapere che gli animali si amano, che i genitori proteggono i figli al costo di perdere la vita e altre boiate di concezione tipicamente “umana”. Ci sono animali che agiscono in determinati modi, ma affermare che la natura “è questo” suona un po’ come una bella bufala.
Sotto questo punto di vista va tuttavia anche detto che il documentario non assolutizza questa visione, ma offre tante piccole storie (molto piacevoli da guardare e da ascoltare) capaci anche di porsi l’una come antitesi dell’altra. Una delle più interessanti è forse quella relativa ai macachi giapponesi, il cui branco è capeggiato da una famiglia reale che può riposarsi nelle calde acque termali mentre il resto della “plebe” si congela sotto la neve.
L’eccessiva umanizzazione degli animali si manifesta come sintomo di una mente sprovveduta e un po’ troppo ingenua, e forse è per questo che Grizzly Man, il documentario di Werner Herzog, apparve come una rivelazione del genere (sorprendente quell’affermazione conclusiva “Credo che non esista nessun mondo segreto degli orsi”). One Life è sicuramente un film piacevole, ma destinato a chi non ha interesse nel porsi dei quesiti dal respiro filosofico più ampio.
Quando questo genere di film avrà il coraggio di rinunciare a quel pizzico di moralismo acchiappa famiglie, varrà davvero la pena definire lavori come One Life veri e propri film imperdibili o addirittura capolavori.