Dove Auditorium Parco della Musica
Rassegna Roma Jazz Festival
Quando domenica 30 novembre 2014 Chi Ospiti speciali Andrea Tofanelli (tromba); Marco Guidolotti (clarinetto); Andrea Biondi (vibrafono); Luca Pirozzi (contrabbasso).
Orchestra Operaia Marta Colombo (voce); Mario Caporilli, Fabio Gelli (trombe); Stan Adams, Luigino Leonardi, Roberto Pecorelli (tromboni); Claudio Giusti, Alex Tomei, Carlo Conti, Duilio Ingrosso (sassofoni e legni); Alessandro Gwis (pianoforte); Manlio Maresca (chitarra); Pierpaolo Ferroni (batteria).
Direzione e Arrangiamenti Massimo Nunzi. Lone Arrangers / Codirettori ed arrangiatori Claudio Toldonato, Alberto Buffolano, Damiano La Rocca, Marco Vismara.
Quando alcuni tra i migliori musicisti e arrangiatori della scena romana, sotto la guida di un direttore del calibro di Massimo Nunzi, si identificano in un nome carico di rimandi come quello dell’Orchestra operaia, le rivendicazioni in atto sono forti. Il musicista è un lavoratore a tutti gli effetti, e appartiene a una “classe” ben precisa; il jazz, in particolare, è una musica che vuole svincolarsi dall’etichetta “borghese” sotto cui viene presentato, almeno in Italia.
Al nome corrispondono i fatti: il lavoro di ricerca, trascrizione e arrangiamento portato avanti da Nunzi e dai Lone Arrangers dell’orchestra – che si rifà al modello delle orchestre coperative nate in America in risposta alla crisi del ’29 – regala al pubblico le sonorità e lo spirito degli anni ’30, in questo concerto dedicato allo swing delle origini. Tanto l’insieme quanto i solisti si immergono agevolmente nel linguaggio della swing era, senza per questo rinunciare a portare sul palco la propria identità musicale, anche laddove riproducono (o meglio reinterpretano) improvvisazioni celebri di grandi come Coleman Hawkins e Lester Young. Alle trascrizioni degli originali, molte delle quali a cura degli arrangiatori e codirettori stessi dell’Operaia, si alternano arrangiamenti originali e talvolta coraggiosi (Over the rainbow) di grandi classici, per comporre una scaletta ad hoc per la serata.
A far calare nella Sala Sinopoli dell’Auditorium l’atmosfera di una ballroom americana contribuiscono senza dubbio le coreografie di Vincenzo Fesi e degli allievi di numerose scuole di lindy hop romane da lui coordinati. Se a volte il numero di ballerini sul palco crea confusione e nasconde letteralmente l’orchestra (e in parte il suo suono), nel complesso le coppie che si “sfidano” a colpi di lindy hop entusiasmano il pubblico e aggiungono un notevole input al desiderio di lasciare le poltroncine e unirsi alle danze, già forte per via della musica.
La presenza di un progetto come quello dell’Orchestra Operaia fa guadagnare punti al Roma Jazz Festival: accanto ai grandi ospiti internazionali e ad alcune discutibili trovate commerciali, si dà spazio alle progettualità locali in grado di portare sul palco un’idea e la sua realizzazione in una proposta musicale fruibile e di indiscutibile valore.