Giovedì 30 maggio, nell’ambito del contest “Il nuovo horror italiano”, presso la Casa Del Cinema di Roma è stato proiettato P.O.E. Poetry Of Eerie, opera sperimentale che prende spunto dai racconti di Edgar Allan Poe. Al termine della proiezione è seguita la conferenza stampa con i Registi.
di Cristopharo, Pianigiani & Di Marcello, Gaudio, Giordani, Fazzini, Capasso, Tagliavini, Itou, Italia 2011, 80′
in uscita nelle sale cinematografiche il 7 giugno 2013
Episodi:
Il giocatore di scacchi di Maelzel, di Domiziano Cristopharo
Le avventure di Gordon Pym, di Giovanni Pianigiani e Bruno Di Marcello
Il gatto nero, di Paolo Gaudio
La sfinge, di Alessandro Giordani
L’uomo della folla, di Paolo Fazzini
Silenzio, dei fratelli Capasso
La verità sul caso Valdemar, di Edo Tagliavini
Canto, di Yumiko Sakura Itou
Distribuzione: Distribuzione Indipendente
Interpreti: Luca Canonici, Angelo Campus, Laura Gigante, Mariano Aprea, Marco Borromei, Gianluca Russo, Lorenzo Semorile, Dario Biancone, Sara Cennamo, Alessandro Garavini, Gerardo Lamattina.
Ecco l’emblema di quanto sia importante contestualizzare un’opera, ascoltandone la genesi da chi l’ha creata. Se andate a vedere P.O.E. Poetry Of Eerie aspettandovi una trasposizione dei racconti di Edgar Allan Poe, ne rimarrete delusi. Otto registi, otto episodi realizzati indipendentemente l’uno dall’altro, che portano i titoli di altrettanti racconti dello scrittore americano. Alcuni ne riproducono la trama letteraria, altri se ne discostano a tratti, altri invece completamente.
Nella prima vicenda, Silenzio, è tutto un conformarsi ai canoni dell’horror più classico, con tinte angosciose e presenze che si materializzano all’improvviso. Ne Il giocatore di scacchi di Maelzel, sembra quasi di imbattersi in David Cronenberg, con la sua critica noir del rapporto tra uomo e macchina. Il gatto nero è invece reso fedelmente, con un’animazione in plastilina.
Al termine della proiezione, segue la conferenza stampa. I più appassionati di Edgar Allan Poe si sentono un po’ traditi dalla mancanza di quell’alterazione percettiva che ha permeato l’intero stile dello scrittore, quasi come se fosse stata consumata una profanazione artistica. Ad esempio, ne La Sfinge, la storia è in parte rivisitata, e la scelta di mantenere i titoli originali dei racconti crea un equivoco, felicemente risolto dalle cordiali risposte dei registi. Evitare lo stile lugubre e decadente è stato assolutamente voluto. La tecnica di ognuno, differente per background e tecnicismi, ha in comune la volontà di non cadere nel decadentismo che ci si aspetterebbe solitamente da un’opera su Poe. Non si voleva trasporre, ma attualizzare: la presunta “volgarizzazione” è in realtà una reinterpretazione underground in cui ognuno è partito da uno o più spunti letterari, ricavandone una voce interiore inserita successivamente in un progetto libero. Un altolà al pubblico più classicheggiante: si è trattato solo di sperimentalismo.
Diventa allora chiaro perché, nell’episodio Lo strano caso del Signor Valdemar, il filo conduttore sia piuttosto grottesco, con un protagonista che sembra uscito da Eraserhead di David Lynch. Si capiscono meglio anche le similitudini tra L’uomo della folla e la dispersione urbana moderna: il regista Paolo Fazzini racconta di averlo percepito come una situazione attualissima.
Si può amare o odiare questa opera, ma le va comunque riconosciuta una certa originalità, consolidata dalla persuasione trasmessa dai commenti dei registi. Giunge la notizia della censura ai minori di diciotto anni, di cui si attendono spiegazioni. Mai scordarsi che l’arte è un’esperienza personale: nella realizzazione, nella percezione, resta pur sempre un cammino personale. L’aspettativa del pubblico può cozzare con le intenzioni del creatore, ma nessuno dei due, nella propria maniera di intendere l’opera, avrà mai “torto” : P.O.E. Poetry Of Eerie in parte ha forse saputo rendere l’idea di questo grande paradosso dell’arte stessa.
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