Cosenza (21.09/ 04.10.15) Residenza artistica BoCS art
a cura di Alberto Dambruoso
Pablo Mesa Capella
“L’automa europeo”
Rete metallica, legno, cartone, pdf scaricato dal sito web delle Nazione Unite Testo dei Diritti dell’Uomo nelle 24 lingue ufficiali europee.
(cm260x122x95)
“Studio per bandiera europea, 2015”
Bandiera ufficiale Unione Europea, tessuto.
(cm210x140)
“Mappa apolitica (1990-2015)”
Atlante ritrovato, legno, tecnica mista.
(cm84,5×62,5)
L’Europa è solo uno specchio concavo, come quelli delle baracche in fiera, ormai nessuno vi si riconosce più. Tutto ciò che rappresenta l’unione fra questi paesi, quello spirito basilare di concordia, fratellanza e solidarietà è oggi un eco lontano e debole.
In questi ultimi tempi abbiamo assistito a un’imponente dramma, quello dell’esodo di persone che scappavano per la sopravvivenza dalle guerre, dal terrorismo, insomma dalla barbarie… Persone che vedevano la vecchia Europa come unico luogo per la loro salvezza. Un dramma che non è nuovo, che si ripete nel passare dei secoli senza che l’essere umano si comporti in maniera dignitosa.
Quando sembra che sia stato tutto già detto, quando le immagini che ci bombardano quotidianamente non ci sorprendono più, quando l’informazione viene utilizzata senza l’oggettività dovuta, bisogna cortocircuitare il messaggio rompendo il solito canale di comunicazione. Pee questo con la mia proposta plastica ho voluto accentuare questa problematica, presentando allo spettatore degli elementi di disturbo e creando un punto diverso d’attenzione.
L’opera “L’automa europeo” è stata inspirata dalla figura del “golem” della mitologia ebrea, e non solo, poichè nel tempo è diventata una figura universale, che appartiene ormai all’immaginario collettivo; parlare di un golem è sinonimo di automa, di robot. Il golem è una figura che viene creata dalla terra per proteggere il popolo, un’individuo che ha la forza e la determinazione per attuare, però non ha l’intelligenza per realizzare l’ordine che li è stato impartito. Nel petto ha un’apertura, all’interno della quale viene posto un messaggio chiaro e conciso, affinché lui capisca cosa deve fare e come portarla a termine. Poche volte però riuscirà a finalizzare positivamente un’ordine.
Decontestualizzandolo del mito iniziale, ho voluto utilizzarlo come base materiale per il discorso critico che volevo presentare. Europa viene personificata in questo automa, gigante senza cuore e senza capacità di interazione, dove i principi basilari dell’ unione fra questi paesi non esistono più. Dalla apertura che ha sul petto, dove la mancanza del cuore simboleggia l’assenza dei valori, escono numerosissimi messaggi che finiscono per tappezzare questo personaggio allegorico. I messaggi non sono altro che i 30 punti della “Lettera dei Diritti Universali dell’Uomo” nelle 24 lingue ufficiali europee. Il testo in formato PDF viene scaricato direttamente dal sito delle Nazione Unite nelle diverse lingue europee e come un rituale, ogni punto della lettera viene tagliato è attaccato come messaggio sulla pelle di questo “Automa europeo”. Sul muro accanto alla scultura ci sono i fogli inchiodati uno per uno, al fine di rendere più leggibile il testo della lettera Universale dei Diritti dell’Uomo nella lingua italiana. Invece per terra, tutti tagliati e mescolati, i trenta punti della lettera nelle lingue dei paesi dei rifugiati.
Nel piano superiore, appesa in mezzo alla stanza c’è “Studio per bandiera europea, 2015″. Questa opera nasce dalla necessità di mettere in discussione il significato simbolico della bandiera europea e di interrogarsi se veramente rappresenta quello che evoca. Partendo da una vera bandiera europea, ho aggiunto nuovi elementi simbolici, che cuciti insieme creano una nuova trama e un nuovo disegno. Giocando con la simmetria e la ripetizione come se fosse un disegno prodotto da un caleidoscopio, si crea una lettura rinnovata della bandiera e di ciò che rappresenta traducendo la confusione iniziale. Cuori che rappresentano la solidarietà ed empatia fra i popoli, mani bianchi aperte che richiamano la libertà, quadrifogli che portano speranza; dalla parte negativa ci sono i missili e le bombe, che evocano le guerre e l’ipocrisiaccidentale rispetto alla politica mercantilista di vendere armi dei paesi occidentali a quelli orientali. In due degli angoli della bandiera c’è il simbolo di controllo di dogana in arancione, dove si può vedere a un poliziotto che controlla il passaporto.
Per ultimo, una scatola di legno dal titolo “Mappa apolitica (1990-2015)”. Una mappa dell’Europa appartenente a un atlante infantile ritrovato per strada casualmente questa estate. In maniera ironica viene messo un muro di filo spinato seguendo tutto il contorno dei paesi dell’Unione Europea, che diventa così irraggiungibile. Questa mappa è stata pubblicata nel 1990, un anno dopo la caduta del Muro di Berlino. Grazie a questo parallelismo si mette in risalto la creazione di nuovi muri di separazione: quelli fisici e tangibili, e quelli invisibili ma non per questo meno importanti. Sulla mappa ètato cancellato il testo originale ed è stato scritto con la penna un piccolo racconto di cosa è l’Europa, come se fosse un testo scolastico, spiegata ai bambini. Sulla base una scatoletta di fiammiferi con il disegno della Unione Europea, da dove uno di loro si è accesso e ha cominciato a bruciare la mappa. Dall’altra parte un cuore fatto in argilla con la scritta Europa disegnata con un grosso chiodo, che alla fine affonda verso l’interno di questo. Un lavoro installativo, una messa in scena che ritrae un conflitto col quale l’Europa si confronta politicamente e soprattutto socialmente.