Capire come mai una ragazza apparentemente qualunque abbia modificato in tre mesi, all’inizio degli anni ’90, il concetto stesso di top model, fa capire molte cose su come funziona la moda ma contemporaneamente immette nello spazio aperto di una domanda ben più ampia: come funzionano le trasformazioni del gusto collettivo?
Palladium Lectures: Kate Moss o del gusto
Con: Alessandro Baricco Regia e allestimento: Roberto Tarasco Redazione artistica: Raffaele Riba Segreteria organizzativa: Emanuela Faiazza Riprese video: Lorenzo Letizia Produzione: Scuola Holden In collaborazione con: Fondazione Romaeuropa17 – 19 gennaio h20.30, 20 gennaio h17 – Teatro Palladium, Roma
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«Spiando nei desideri e nei gusti degli uomini, secondo le epoche, può capitarci di assistere a delle trasformazioni brusche, radicali. Sono mutazioni che procedono per strappi. Prendiamo ad esempio lo sport, il salto in alto. Andare avanti per anni a saltare pancia avanti per cercare di staccarsi da terra anche di soli due centimetri in più e poi bum! Arriva uno, Fosbury, che salta all’indietro. Lo strappo: apparentemente illogico, perché si salta senza guardare l’ostacolo. Altro elemento che rende possibile lo strappo è la svolta tecnologica: non sarebbe stato possibile saltare in quel modo in assenza del materasso. Un mondo nuovo. Con un salto arriva la preistoria, da un giorno all’altro. Come Flaubert fece invecchiare Balzac. Solo il talento produce lo strappo preistorico. L’Illuminismo ad esempio. Oppure Kate Moss, nella moda.
Negli anni 90 sulle copertine delle riviste tutto è importante: abiti, foto, posizione, trucco. Poi bum! Giugno 1990. Esce la rivista The Face. Una ragazzina di sedici anni è ritratta in bianco e nero, con un copricapo assurdo, i denti sbagliati, scapigliata, un corpo smagrito, fuma una sigaretta. Tutto illogico. Fosbury, lo strappo: Kate Moss. L’attenzione del mondo è ora concentrata tutta su di lei. Claudia Schiffer diventa un dinosauro in poche settimane. Il personaggio Kate Moss (l’ambientazione, la tecnologia, il contesto professionale e umano) diventa un modello. Il tramite, il medium del mondo attuale, della contemporaneità dell’epoca. Muri scrostati, termosifoni, divani polverosi e interni domestici degradati. Un tifone che dalla rivista glamour pervade la stampa generalista consegnando, della bellezza, un’altra bellezza. Creatrice di un’estetica nuova, rivoluzionaria: le occhiaie conquistano il mondo, lo katemossizzano.
Una fisicità diversa, l’ingresso dell’inconsapevolezza, della sorpresa, dello stupore. Categorie del vero. Nella vita quando pensi di aver capito tutto, c’è sempre un fondo di disperazione e d’ignoto, che sono imprevedibili». Alessandro Baricco.
Umani. Imperfetti. L’imperfezione è categoria esclusivamente umana. Potremmo azzardare un paragone tra l’umanità dell’analogico e la perfezione cristallina del digitale. Troppo perfetto e dunque poco umano, poco riconoscibile, poco analogo e carente di informazioni sulla sopravvivenza dell’essere. Essere che ha bisogno di specchiarsi nell’altro per migliorare le proprie capacità di adattamento e miglioramento. Risiede in alcuni esseri la capacità di disegnare il futuro, di strappare il presente e lanciarlo nel futuro. Donare speranza di vita in un mondo che muore.
Alessandro Baricco, un uomo continuamente stupito dall’esistente e curioso, è provocatorio riguardo all’approfondimento delle cose: del vedere, del sentire. Stimola a comprendere e ascoltare. «Cosa vado a fare ad una mostra se poi non cerco di capire a cosa ho assistito? Il sapere non è possedere le risposte ma dimorare nei paesaggi delle domande».