Panni stesi | Moto perpetuo_ prima deviazione Compagnia Antonio Minini | Panni Stesi Interpreti Elisabetta Bonfà e Ramona Di Serafino Coreografia Antonio Minini Selezionato alla vetrina Anticorpi XL 2014 per la Regione Abruzzo-Electa Creative Arts. Anna Basti | Moto Perpetuo_ prima deviazione un progetto di e con Anna Basti
musica Franz Rosati live electronics
disegno luci Fabrizio Cicero, Anna Basti con il sostegno di Angelo Mai Altrove Occupato, Nuovo Cinema Palazzo, La scatola dell’arte co-produzione Nephogram Residenza Culturale Teatro Lea Padovani, Montalto di Castro a cura di Atcl, Tuscania Danza / Progetti per la Scena, Primo Studio@DNA Appunti coreografici, RomaEuropa Festival_ottobre 2013.
Selezionato alla Vetrina Anticorpi XL 2014 per la Regione Lazio – Teatri di Vetro / triangolo scaleno teatro Teatro di Tor Bella Monaca, Roma 12 dicembre 2014, ore 21
Selezionate dalla Vetrina Anticorpi XL 2014 rispettivamente per la regione Abruzzo e Lazio, Panni stesi della compagnia Antonio Minini e Moto Perpetuo_ prima deviazione di Anna Basti e Franz Rosati le due composizioni, in scena il 12 dicembre 2014 al Teatro di Tor Bella Monaca, rappresentano una ricerca di impronta autoriale che pone grande attenzione agli elementi del corpo, del gesto e del dialogo-contrasto con l’illuminazione scenica.
Sculture di buio le cui forme intagliate, poco definite, necessariamente costringono lo spettatore ad osservare con più attenzione per vedere e capire.
Panni stesi, dall’intro densa di silenzio e illuminata appena da un abat-jour, si presenta come materializzazione di una doppia visione, corrisposta da due fantocci fatti di carta di giornale e mollette e da due performer che si animano come prendendo le sembianze dei due pupazzi. Nasce un duo fatto di movimenti convulsi e agitati che mima una danza sconnessa, accentuata dal forte impatto di pesanti beat sonori. È la metafora di una tentata liberazione dall’oppressione dalla quotidianità, destinata tuttavia a fallire: sul finale decine di mollette pizzicano tutto il corpo di una delle due danzatrici dalle quali cercherà invano di liberarsi.
Impalpabile, si sviluppa davanti gli occhi dello spettatore una drammaturgia colma di sofferenza e dolore, che utilizza differenti dinamiche astratte del corpo per un processo narrativo non completamente leggibile, ma di forte impatto.
Moto perpetuo_ prima deviazione è il ricorrersi di più momenti coreografici spezzati. Di volta in volta dal nero della scena un tratto luminoso riempie una parte isolata del corpo della raffinata danzatrice Anna Basti: una schiena ricurva, dei piedi tesi, le mani sensibili fuoriescono dal buio e sperimentano, muovendosi impercettibilmente, la presa di coscienza di un gesto che sembra come dimenticato. La ricerca si avvicina così più ad una dimensione di recupero del corpo le cui gambe e braccia abbandonate a se stesse non rispondono all’impulso nervoso che permetterebbe alla danzatrice di sollevarsi da terra. Tale processo termina nell’esasperazione: le luci del fondale si direzionano verso la platea, oscurando la figura danzante e lasciandone la percezione soltanto dei contorni. La sagoma svuotata del corpo, seguendo il crescendo del live elettronico in dialogo continuo con la performer durante tutta la vicenda coreografica, impazzisce e implode su se stessa.
L’indagine sul movimento, come tentativo di riconoscersi o conoscersi per la prima volta nel proprio essere, si presenta sempre in itinere e mai come risultato conclusivo, svelando allo spettatore un prezioso processo di attivazione di un moto perpetuo.