di Charlotte Perkins Gilman
regia Paolo Biribò, Marco Toloni
con Elena Balestri
musiche Roberto Procaccini
produzione Es Teatro
5 gennaio, Teatro Studio Uno, Roma
E’ andato in scena al Teatro Studio Uno dal 5 all’8 gennaio lo spettacolo La carta da parati gialla, tratto dall’omonimo romanzo di Charlotte Perkins Gilman. Testo cardine dei movimenti femministi e di genere fu bollato, alla sua uscita nel 1892, come “racconto del terrore”.
La storia, che ha per protagonista una donna che soffre di disturbi mentali dopo essere stata rinchiusa dal marito in una stanza per problemi di salute, venne scritta dalla Perkins come risposta al medico che le aveva prescritto una cura “a base di riposo” a causa della sua depressione. La stanza che accoglie i tormenti della donna è tappezzata di carta da parati gialla che diventa man mano, in un turbine allucinatorio, l’unico interlocutore della malata.
Nella messa in scena di Paolo Biribò e Marco Toloni la stanza viene solo immaginata, l’unico elemento scenografico è una piattaforma nera posta al centro del palco, sulla quale l’attrice Elena Balestri gioca come a scomporre il proprio corpo in pose che alludono alla pesantezza e al disequilibrio. Il corpo è coperto da una misera tutina bianco sporco che rimanda alle vesti tipiche di un manicomio.
Il lungo monologo è inframezzato da brevi interventi musicali che scandiscono il ritmo sempre più febbrile e disperato del testo, una luce gialla che illumina la scena contribuisce a ricreare l’atmosfera della stanza. La regia asciutta, minimale, attenta a suggerire attraverso piccole sfumature l’intimità disturbata della donna, sembra molto adatta al tipo di testo; unico elemento in disaccordo è la recitazione che – seppur ben fatta – rischia di sembrare troppo tecnica e poco atta a rendere sensibilmente gli ingorghi drammatici e delicatissimi della discesa della protagonista in un dialogo geniale con la carta da parati.