Parabole fra i Sampietrini: Laura Riccioli, Pepe

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Per la seconda edizione del festival organizzato dal Forte Fanfulla, Parabole fra i SanpietriniFestival di teatro da Roma in fuori che proseguirà fino al 25 maggio – Laura Riccioli ha presentato Pepe, sezione Parabole Extra, dedicato alla scena romana, il 15 e 16 marzo.

Pepe

di e con: Laura Riccioli

supervisione alla messa in scena: Alberto Bellandi  

Dal 26 Gennaio al 26 Maggio 2013 – Forte Fanfulla, Roma

Vai al sito di Parabole fra i Sanpietrini

 

 

«Che rapporto abbiamo con il carcere? Che misura diamo alla nostra libertà? Esseri liberi fuori è diverso da essere liberi dentro, e c’è un modo per essere liberi dentro? Che posto occupano quelli che ci vanno a lavorare volontariamente?». Come l’autrice-attrice e operatrice, che condensa in un solo personaggio gli incontri avuti nell’arco di sei anni. È subito chiaro che dentro/fuori non sono solo porte carraie e chiavistelli, né un problema di espressione di qualcosa di oscuro che accade dentro, ma il limite inclusione/esclusione che produce di volta in volta la forza di uscire fuori da un presunto sé per corrispondergli, attraversando la paura con promesse vincolanti, con la fedeltà all’altro/a, come accade per il giuramento che Espedita Pepe chiede alla Professoressa: «Tu mi prometti che io, da qua, esco normale e io ti prometto che ti convinco che fare un figlio non ti toglie la libertà».

Il corpo della detenuta Espedita Pepe è forza trattenuta, ripartita tra vertiginose fughe di tempi e argomenti, iperattività maniacale espressa in un monologo frenetico, una confessione non richiesta, che in cambio pone domande invadenti alla professoressa di pittura del carcere di Civitavecchia. Laura Riccioli ha deciso di mettere in scena questo mestiere controverso che opera all’interno dell’istituzione carceraria, mettendosi dall’altra parte della cattedra, lasciando trasformare tutto il suo corpo dalle alterità molteplici che ha incontrato. Nel personaggio di Espedita Pepe questa complessità si avverte. Investe lo spettatore che non ha un attimo di tregua, sconvolto dalla sua durezza, dal cinismo capace di accordarsi a un’innocenza, una capacità di amare la vita sguaiatamente, che chi è libero affossa e smorza di continuo, come se l’ora di pittura saltata, per l’assenza delle compagne, rappresentasse l’occasione di una intensificazione del nostro tempo. Il nostro tempo sciatto che scorre come linfa indifferente nelle nostre identità radicate, si nutre del respiro degli altri, che schiviamo per le strade, che sono la nostra maledizione e il nostro dubbio, cola dalle estremità delle nostre dita, dal cavo delle orecchie e dal centro delle pupille, su quel tempo che camminiamo e dormiamo e non sentiamo, davanti al tempo tolto alla detenuta si produce la frattura. Si vede il corpo del tempo rubato, che dissipa le sue energie per togliere il proprio tempo dal controllo dell’istituzione. È per questo che Espedita non vuole imparare niente in carcere. Non vuole dare questa soddisfazione; se lei migliora, se impiega il proprio tempo, loro hanno vinto. Ed è per questo che chiede e richiede quando comincia il teatro, arte dello spreco, scacco del possesso.

Pepe fa parte della sezione ulteriormente off, se possibile, di Parabole fra i Sampietrini, festival di teatro indipendente, in corso fino al 5 maggio al Forte Fanfulla. Parabole Extra indaga la scena romana, a cui appartiene l’autrice e attrice Laura Riccioli, che si è formata al Teatro La cometa, ha lavorato con la Compagnia Triangolo Scaleno ed è stata interprete di Bizarra, una saga argentina di R. Spregelburd per la regia di Manuela Cherubini.

 

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Autore

Redazione

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