PASOLINI SUPERSTAR ALL'OROLOGIO

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Come quando t’imbatti nelle prove, disseminate dappertutto, di un tradimento e, il giorno dopo, ti trovi faccia a faccia col traditore, tuo partner da una vita. Che ti sorride amabilmente.

Questa potrebbe essere, anche per chi certe idee le mastica da tempo, la sensazione uscendo dalla fruizione di Superstar, scritto a sei mani e diretto da Fabio Morgan di CK TEATRO, preparata, sin dall’ingresso in sala, dalla distribuzione di bandierine italiane agli spettatori.

Non ci si fa tanto caso, a quella semplice bandierina, come non si fa tanto caso a molte cose che ci circondano. è un piccolo omaggio, un lustrino, una trovata. E una semina, che pagherà quando più conta, nel finale… Ma meglio fare un passo indietro: in mezzo c’è una buona ora di spettacolo.

Se vogliamo limitarci a descriverlo, Superstar è un’opera divisa in cinque quadri (anzi, “doppi” quadri, visto che, contemporaneamente a ogni scena live viene proiettata un’altra scena, muta, preregistrata) e alcuni brevi intermezzi.

Questa suddivisione è funzionale all’identificazione di due percorsi, che procedono parallelamente: da una parte, la rappresentazione (in chiave logica e analogica) dell’ascesa al potere di Carlo, così come era stata messa a nudo da Pasolini nel suo Petrolio (opera incompiuta, che probabilmente costò la vita all’autore); dall’altra, la preparazione, con indicazioni di regia da parte dello stesso Pasolini, della propria morte, alla quale intende conferire una dimensione mitica, come mitico appare, nella sua forza, il meccanismo del sistema che inevitabilmente lo stritolerebbe, se restasse in vita.

Se questo secondo filone rappresenta il vero e apprezzabile quid in più rispetto all’opera pasoliniana cui si ispira lo spettacolo, il primo, quello dell’ascesa dell’ingegner Carlo, è costituito dagli incontri che questi fa con esponenti di spicco del mondo industriale, politico, militare e criminale (tutti interpretati dall’efficace Emiliano Reggente), a conclusione dei quali egli risponde solo con «Accetto». Tradimenti della società civile da parte di loschi e potenti figuri di cui tutti sospettano o sanno; nulla di nuovo sotto il sole, almeno per chi abbia un minimo di senso critico nei confronti della realtà che lo circonda. Ma è a questo punto che lo spettacolo presenta un ulteriore scatto di originalità. Perché rimane ancora un quinto monologo. Ed è allora che anche il più cinico, il più informato e il più disilluso, che non sa che farsene di quella bandierina ricevuta all’ingresso e che forse tutte quelle tristi cose già le sapeva, non può che provare disagio: il discorso, svolto finora su un piano tutto sommato ideale, viene improvvisamente calato nel concreto. Perché l’ultimo monologo è, sì, del fittizio ingegner Carlo, ma altro non è che il messaggio (con tanto di calata milanese) della discesa in campo di Berlusconi. Tutt’a un tratto la teoria, le elucubrazioni, il mito prorompono nella realtà che tutti abbiamo vissuto. E quando, alla fine, Carlo/Berlusconi conclude il suo discorso con un sorriso (il sorriso, per quanto abbiamo potuto vedere, di un traditore del popolo) e scatta a festa l’inno di Mameli, allora sì che lo spettatore, di quella bandierina, non sa davvero che farsene. Forse, però, in un altro senso.

SUPERSTAR

una produzione  COLOSSAL KITCH TEATRO
di Fabio Morgan, Leonardo Ferrari Carissimi, Andrea Carvelli
regia di Fabio Morgan
con Emiliano Reggente e Fabio Morgan
scene e costumi Alessandra Muschella
realizzazione video Ass. Cult. I Fonditori di bottoni e DAZ

dal 24 al 29 febbraio 2012, ore 21.00
Teatro dell’Orologio – sala Orfeo – Roma

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