Il caffè è da sempre celebrato nel teatro sia per il suo gusto tradizionale che per le riflessioni che può generare avvolgendo una pausa del suo aroma così familiare e rassicurante. E’ come se l’odore del caffè ci riportasse in una dimensione speciale, in grado di farci assaporare il presente fino all’ultimo sorso, anche se solo fugacemente. Una specie di breve trance, insomma, se vissuto nella maniera corretta.
La pausa caffè, scritta e interpretata da Laura Graziosi, è un monologo che rappresenta proprio quel momento di pura intensità in cui tentiamo di instaurare un reale contatto con noi stessi, avulsi da qualsiasi tipo di intrusione esterna. La protagonista inizia il suo viaggio subito dopo essere stata ridestata dall’odore del caffè bruciato, che la riporta al contatto con il mondo reale. Il caffè bruciato, se vogliamo, è un po’ l’emblema di una società moderna sempre di corsa, che non è quasi più in grado di godersi un momento così breve, ma autentico. Laura ha voluto rappresentare questo tema con semplicità scenografica- una tazzina e un piattino su due piani d’appoggio innalzati ai lati- per farci concentrare sul mondo interiore di una donna sull’orlo di un esaurimento, schiacciata dai suoi impegni quotidiani.
La regista si è servita di una continuativa tenuta scenica, fisica ed interpretativa, letteralmente in perenne corsa. Ed ecco l’imprevisto che rompe i programmi, la fabula, la ripetizione mentale macchinosa e quasi robotica, in grado di cambiare tutta una giornata o a volte addirittura tutta una vita. La fatale perdita di un’agenda spinge la protagonista a mandare all’aria tutti i suoi impegni e fare un viaggio in macchina apparentemente insensato, senza meta. Proprio quel sovvertimento farà sì che la protagonista si soffermi ad osservare con più attenzione il mondo esterno, le persone o i particolari quasi impossibili da notare quando si è tutti presi dai propri labirinti mentali senza uscita.
Ed ecco l’imprevisto nell’imprevisto, che fa crescere d’intensità il livello delle rivelazioni dell’inconscio: la macchina si ferma in un posto totalmente sconosciuto, il tunnel da superare è poco distante, ma nello stesso tempo irraggiungibile a causa di un faro rotto. La situazione ormai è fuori controllo. A metà strada c’è un bar vuoto, un po’ fatiscente -forse non a caso- e, dietro al bancone, un barista immaginario che fa solo caffè. Qui la brava Laura Graziosi inserisce un dialogo fantastico in uno spazio atemporale, dove si scontrano due figure emblematiche nella loro diversità e per questo così ricche di spunti di riflessione: da una parte, una donna super impegnata, che pensa di stare bene nel mondo adempiendo ai suoi obblighi e che intende il viaggio tendenzialmente come uno spostamento fisico; dall’altra, un barista che non si è mai spostato da quel bar di frontiera, viaggiando con la fantasia sulle mappe della sua collezione, convinto che il viaggio avvenga principalmente dentro di noi.
E’ cosi che la protagonista ha approfittato di questa serie di eventi per sciogliere le briglie e abbandonarsi alla bellezza dell’alba, a un confronto autentico tra un caffè e l’altro, al sorriso e all’apertura verso il prossimo. La protagonista ha capito che una pausa sospensiva può dare molto di più dell’adempimento di doveri che procurano semplicemente la falsa illusione di un futuro certo. Perdere l’orientamento a volte può rivelarsi essenziale per trovare la strada alternativa, anche per svolgere le medesime azioni. E ancor meglio se tali viaggi, una volta conclusi, diventano non il punto di arrivo, ma l’inizio di una nuova epoca.
PAUSA CAFFE’
Di e con Laura Graziosi
15 – 17 febbraio 2012 h 19
Teatro San Genesio di Roma