Il silenzio di Pelesjan, documentario di Pietro Marcello sul regista armeno Artavazd Pelesjan, è stato proiettato, presso la Casa del Cinema, durante la rassegna Maratona di Indipendenti 3 (30 ottobre 2012-2 novembre 2012). Tra il 9 e l’11 novembre 2012, sempre presso la Casa del Cinema, si svolgerà la Maratona di Indipendenti 4.
Il silenzio di Pelesjan, di P. Marcello, 52’, Ita 2011
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Sceneggiatura: Pietro Marcello
Montaggio: Sara Fgaier
Musiche: Marco Messina e Sacha Ricci per ERA
Suono: Benni Atria e Mirco Perri
Riprese: Stefano Barabino
Produzione: Kinesis Film, Zivago Media, L’Avventurosa Film, in collaborazione con Rai Cinema e VGIK
Con: Artavazd Pelesjan
«Il pensatore solitario, sulla terra degli uomini, ruota come un pianeta nello spazio».
Il silenzio di Pelesjan di Pietro Marcello è stato presentato nel 2011 alla 68° Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia nella Sezione Orizzonti. Nel 2012 il documentario ha partecipato alla 41° edizione del Film Festival di Rotterdam nella sezione Signals: Regained e fuori Concorso al 47° Karlovy Vary International Film Festival.
Il film di Marcello narra l’incontro con uno dei più grandi cineasti viventi, Artavazd Pelesjan, regista armeno divenuto celebre in Europa occidentale grazie al critico Serge Daney e a un suo articolo pubblicato su Liberation nel 1983. Da quel momento furono molte le retrospettive dedicate al cinema sovietico e transcaucasico. Dalla sua “scoperta” il cinema di Pelesjan è stato considerato un cinema sperimentale e d’intensità.
La voce over di Marcello ci accompagna nella visione raccontandoci alcuni momenti della vita di Pelesjan, il quale fu ammesso al prestigioso VGIK di Mosca nel 1963 soprattutto per merito di Kristi. Durante il film vediamo Pelesjan, promotore del montaggio a distanza – teoria secondo la quale le immagini interagiscono tra di esse tramite la loro separazione – fare visita alle tombe dei propri maestri: lo stesso Kristi, Gerasimov, Klimov.
L’impenetrabilità linguistica del cineasta armeno – Pelesjan ha “imposto” a Marcello una sola regola, quella di rimanere muto durante le riprese del film – si scontra e si fonde con le continue riprese che il regista italiano fa del viso e dei tratti somatici di Pelesjan. Il non proferire parola da parte del regista armeno, che considera il linguaggio come uno strumento di violenza incapace di trasmettere pienamente ciò che dice un film, si amalgama perfettamente con l’esplosione plurimmaginifica del montaggio di Marcello.
Marcello lavora alacremente con il concetto di montaggio a distanza – metodo tramite cui Pelesjan, nei suoi film, tenta di riprendere e, insieme, di scardinare il montaggio di Ejzenstejn e di Vertov – creando un film di un’incredibile espressività artistica. Spezzoni di film come Il principio (1967), Noi (1969), Il nostro secolo (1982), Vita (1993) Homo sapiens, film rimasto incompiuto sull’arte nel corso dei secoli, interagiscono con immagini di Mosca, immagini di repertorio – vediamo addirittura l’esame di diploma di Pelesjan – e un veloce zapping che lo stesso Pelesjan fa seduto su una poltrona davanti alla televisione.
La figura geniale di Pelesjan emerge proprio attraverso questo fluido (in)-interrotto di immagini.
Il silenzio di Pelesjan va ben al di là del resoconto biografico e documentaristico; la pellicola di Marcello si mostra come l’esperienza di un incontro emozionante e come un attento e ottimo lavoro sullo statuto sia del montaggio che dell’immagine. Un plauso, infine, va anche alle splendide musiche di Marco Messina e Sacha Ricci.