Titolo originale: La petite marchande d’allumettes
Regia: Jean Renoir e Jean Tedesco
Soggetto: Hans Christian Andersen
Sceneggiatura: Jean Renoir
Fotografia: Jean Bachelet
Scenografia: Erick Aaes
Musica: Manuel Rosenthal sui temi di Felix Mendelssohn, Johann Strauss e Richard Wagner
Cast: Catherine Hessling, Jean Storm, Amy Wells, Manuel Raabi
Produzione: Francia 1928
Durata: 31′
La fotografia delicata che permea tutta la breve opera di Jean Renoir ci rimanda alla visione aggraziata ed intima di un piccolo presepe di paese, con una Madonna povera e sola che aspetta la venuta di un qualcosa di migliore per alleviare il suo dolore.
Il film, realizzato completamente nell’atelier Vieux Colombier come si legge nelle note iniziali, racconta la famosa storia di Andersen in una chiave più personale e attenta alle sofferenze della protagonista. La piccola fiammiferaia Karen – Catherine Hessling – guarda il mondo circostante con gli occhi sgranati, pronta a cogliere ogni sensazione e visione positiva che possa rendere più piacevole la sua ultima notte, dell’anno e, purtroppo, non solo.
Renoir ci fa sfregare i vetri delle locande e dei negozi di giocattoli assieme alla sua fiammiferaia: guardiamo con lei il tepore e le feste che si svolgono oltre quella finestra e desideriamo che qualcuno la inviti ad entrare. Invece non succede e anzi, con un magistrale cambio di inquadratura, vediamo la piccola Karen raccogliere tra la neve i fiammiferi che le hanno fatto cadere dei ragazzini di strada: il suo volto e le sue mani si trovano alla stessa altezza dei piedi, ben riscaldati dalle scarpe di lusso, di un poliziotto e di una signora borghese, come se in questa immagine fosse incastonata tutta la sua storia di povertà e bassa estrazione sociale senza bisogno di aggiungere altro.
Renoir sfrutta immagini allegoriche molto semplici in un primo momento per raccontare i sentimenti della piccola Karen. Uno sfondo bianco, senza spazio e senza tempo, ci accompagna nei suoi ricordi e desideri positivi mentre uno sfondo nero e una danza troppo allegra fanno presagire l’orribile fine che le aspetta.
La fiammiferaia viene catapultata dentro ai suoi sogni, nel mondo giocoso e di festa sbirciato dalle vetrine e in compagnia di un valoroso soldato. In realtà è solo un’allucinazione e la venuta della morte disturberà anche questo suo luogo di pace. Tutto si blocca attorno alla fiammiferaia e, nonostante una spasmodica corsa verso la salvezza, il soldato che impersona la morte riuscirà a catturarla. Non rimane però indifferente alle vicissitudini di questa giovane: una ciocca di capelli rimasta impigliata nei bottoni della sua giacca fa intuire una commistione tra la morte, superiore a tutti, e l’umanità estrema ed umile della poverina. Da questi capelli, scagliati contro una croce, nasceranno delle rose bianche e pure come l’anima della fiammiferaia. Renoir fa sbocciare e diventare immediatamente rigogliosi questi fiori dando così a Karen e a noi una speranza di vita altra e pacifica.