Pellicole in sagrestia: LA MESSA E' FINITA

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Regia Nanni Moretti

Soggetto e Sceneggiatura Nanni Moretti, Sandro Petraglia

Fotografia Franco Di Giacomo

Montaggio Mirco Garrone

Musiche Nicola Piovani

Produzione Titanus

Interpreti Nanni Moretti, Marco Messeri, Margarita Lozano, Ferruccio De Ceresa

Durata 94’

Se si dovesse descrivere questo film in una parola, sarebbe inadeguatezza. Sentirsi sbagliati proprio nel posto che liberamente si è scelto di occupare nella società, volere qualcosa di diverso senza poter definire esattamente cosa. Anche se gli altri ti vedono perfetto per il ruolo che hai assunto, credono che tu svolga il tuo dovere al meglio e che sia fatto per essere quello che sei. Ecco quello che incarna Giulio, personaggio morettiano di La messa è finita (1985), un giovane prete che, dopo anni passati in un paesino sul mare, viene rimandato nella periferia di Roma, sua città natale.

E qui entra in crisi, proprio quando è di nuovo a casa, circondato dai suoi cari e vicino agli amici di un tempo. Giulio crede fermamente nella possibilità di essere felici, solo che per qualche ragione lui non lo è. Il motivo di ciò –o forse la diretta conseguenza- è non vedere gioia neppure intorno a sé, nelle persone che gli sono accanto e nemmeno tra i (pochi) fedeli che frequentano la sua chiesa. Nanni Moretti mostra un sacerdote che esce dai canoni a cui la nostra tradizione profondamente cattolica ci ha abituati fin dall’infanzia. Ha infatti vari scatti d’ira, usa spesso maniere a dir poco brusche e proprio non ha idea di cosa sia la diplomazia. Queste caratteristiche sono in alcuni momenti tanto accentuate da diventare paradossalmente comiche. Giulio non si fa infatti scrupoli a dire tutto ciò che pensa, per esempio quando viene invitato a cena ma ritiene il cibo immangiabile oppure che, avendo altre cose a cui pensare, non gli importa niente della nascita di un bambino della sua parrocchia.

Un aspetto che emerge forte e chiaro da questa figura è il profondo attaccamento alla famiglia e l’insopprimibile nostalgia della propria infanzia. Anche in questo senso la felicità sembra scivolare via. La famiglia di Giulio stenta infatti a tenere insieme i pezzi e lui, nonostante tiri calci ad un pallone insieme ai bambini dell’oratorio, con loro non ha più niente a che fare. Per lui ormai non ha più senso giocare con una pallina o aspettare che la mamma torni a casa con i primi mandarini della stagione. Il tempo è tiranno e lo spazio che si è ritagliato nel mondo per lui non è così confortevole come lo erano le braccia materne.

Stanco di ciò che lo circonda e impossibilitato a migliorare per sé e per gli altri, Giulio sceglie di allontanarsi, con la speranza di andare in un luogo che gli permetta di aiutare per davvero le persone che chiedono il suo aiuto. A Roma tutti hanno bisogno di lui, dal padre alla sorella agli amici; peccato che Giulio, per quanto si sforzi, non possa farci proprio niente. Cerca di dare una mano ma sembra quasi farlo solo per senso del dovere, tanto che ottiene dei risultati a dir poco deludenti. La profonda amarezza della vicenda lascia intravedere uno spiraglio nella scena finale, che comunque preannuncia grandi cambiamenti. Forse chi vorrà davvero salvarsi ce la farà anche senza l’aiuto di Giulio, che comunque non ci sarà più.

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Webmaster - Redattore Cinema

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