Pellicole in sagrestia: L'ESORCISTA

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Regia William Friedkin

Soggetto & Sceneggiatura William Peter Blatty

Produzione Warner Bros. (USA, 1973)

Fotografia Owen Roizman e Billy Williams

Musiche Mike Oldfield e Jack Nitzsche

Sonoro Robert Knudson e Chris Newman

Effetti Speciali Marcel Vercoutere

Con Max Von Sydow, Lee J. Cobb, Linda Blair, Ellen Burstyn, Jason Miller, William O’Maley

Durata 127’

Riguardando L’Esorcista per scrivere questo articolo, mi sono chiesto più volte: perché questo film è così spaventoso, nonostante io non sia credente e al diavolo non creda più da un bel pezzo? La prima volta che lo vidi, avevo sedici anni e non mi pare di aver osato guardare più del trenta per cento della pellicola, il resto l’ho sentito e basta, con le mani ben piantate sugli occhi o con lo sguardo casualmente evasivo, del resto ero ad una festa, non potevo fare la figura di quello che salta sul divano urlando.

Eppure, anche solo ascoltando l’audio, L’Esorcista era terrorizzante. Ma, all’epoca ero più giovane, non mi interessavo alla politica e non ero ancora entrato pesantemente in conflitto con la Chiesa e con quello che rappresentava. Per questo, oggi, a venticinque anni, mi sono chiesto perché un ateo possa guardare questa pietra miliare del cinema horror e sentirsi comunque chiamato in causa.

Ninive, Iraq. Viene rinvenuto da uno scavo archeologico la statua del demone babilonese Pazuzu. A Georgetown, Regan (Linda Blair), figlia dell’attrice Chris MacNeil (Ellen Burstyn) comincia a dare segni di squilibrio e violenza. Legata al letto per impedire che nuocia alla propria salute e a quella altrui, viene messa in cura. Dopo decine di test e tentativi di cura, Chris decide di rivolgersi ad un esorcista …

William Friedkin, regista del film, ha ammesso, durante una convention a Roma nel 2011, di non aspettarsi un successo del genere, eppure, ancora oggi, L’Esorcista è tra i primi film più spaventosi della storia del cinema. I meriti vanno ricercati in fattori congiunti, come l’incredibile utilizzo di effetti speciali, per l’epoca innovativi e inquietanti, opera di Marcel Vercoutere e l’inquietante audio di Robert Knudson e Chris Newman che gli valse l’Oscar. La sceneggiatura, per quanto premiata anch’essa da un Oscar, non è invece particolarmente brillante e necessita a tratti, di fingere che certi passaggi siano credibili (trovo assai strano che dei medici curanti tirino i remi in barca consigliando un esorcista alla madre della bimba o che una madre atea acconsenta invece che denunciarli). Linda Blair, nonostante l’età,  riesce a interpretare un personaggio difficile e inquietante, che avrebbe causato non pochi problemi ad un attore adulto arrivando persino a slogarsi la schiena girando una delle scene dell’esorcismo.

In definitiva però, non sono gli effetti speciali, né il sonoro a rendere questo film atroce, non è la sceneggiatura né la fotografia cupa e soffocante di Owen Roizman e Billy Williams; è il fatto che L’Esorcista sia un simbolo. Riguardando il film mi sono detto che non sarebbe stato egualmente terribile se la posseduta fosse stata una donna o un uomo, piuttosto che una bambina. All’epoca in cui venne girato, il vedere una bambina ridotta in quello stato era scioccante perché si sperava in un limite. E’ stato lì che ho capito che il film rappresenta la paura condivisa da chiunque, ateo o credente, che non ci sia un limite, che ogni volta che pensi che la sofferenza e l’ingiustizia abbiano raggiunto l’apice, non si possa andare oltre. Quello che prova Chris è per certi versi paragonabile alla sofferenza di chi vede una persona cara cambiare, divorata da un morbo, e diventare irriconoscibile, oltre la propria volontà e senza sapere come opporsi (il parallelismo con la malata di cancro del Miglio Verde è d’obbligo). Ogni persona ha dentro di sé un limite, oltre il quale non vuole nemmeno guardare, tanto gli sembra terribile e atroce l’idea che possa esserci un oltre. L’Esorcista avverte, macabro e gutturale, che l’oltre è più vicino di quanto crediamo.

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Webmaster - Redattore Cinema

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