A PROPOSITO DI SCHMIDT
About Schmidt, 124′, USA 2002,
Regia Alexander Payne,
Sceneggiatura Alexander Payne, Jim Taylor,
Soggetto Louise Begley,
Montaggio Kevin Tent,
Fotografia James Glennon,
Musiche Rolfe Kent, Eric Satie,
Produttori Michael Besman, Harry Gittes,
Interpreti Jack Nicholson (Warren Schmidt), Hope Davis (Jeannie Schmidt), Kathy Bates (Roberta Hertzel), Dermot Mulroney (Randall Hertzel), June Squibb (Helen Schmidt), Howard Hesseman (Larry Hertzel), Connie Ray (Vicki Rusk), Harry Groener (John Rusk), Len Cariou (Ray Nichols), Mark Venhuizen (Duncan Hertzel), James Crawley (Dave Godberson), Tung Ha (Phil Choi), Cheryl Hamada (Saudra), Steve Heller (Ken), Chris Huse (Chuck Woodard), Phil Reeves (Ministro di Denver), Matt Winston (Gary Nordin), Angela Lansbury (se stessa, voce).
Con l’arrivo del retirement, Warren Schmidt – sessantaseienne che vive a Omaha, nel Nebraska – si ritrova a fare i conti con un radicato vuoto esistenziale, aggravato dall’improvvisa morte della moglie, che era comunque diventata un’estranea. L’esistenza che lo aspetta si configura come un futuro triste e banale, amaro e povero di affetti. Ha da poco adottato a distanza Ndugu, un bambino della Tanzania con cui inizia un rapporto epistolare intimo, attraverso il quale opera un’involontaria autoanalisi. Già incapace di sopportare la nuova solitudine e di badare a se stesso, la sua autostima è ulteriormente minata dalla scoperta di una vecchia liaison tra la moglie e il migliore amico. Parte allora con il suo camper, deciso a salvare almeno il rapporto con la figlia Jeannie, impedendole di sposare il fidanzato e di legarsi indissolubilmente alla sua famiglia, che disprezza. Ma durante il viaggio verso Denver, Schmidt si ritrova costretto ad affrontare le ragioni del suo fallimento, nell’arco di una comica e grottesca esplorazione dell’io.
Ispirato a un romanzo di Louis Begley, A proposito di Schmidt è stato presentato al Festival di Cannes 2002 e ha ottenuto diversi premi, tra i quali due Golden Globe e numerose nomination presso i più prestigiosi festival.
Il tema on the road, caro e largamente esplorato dal regista Alexander Payne – che ha recentemente diretto Paradiso amaro con George Clooney, vincitore dell’Oscar per la Miglior sceneggiatura non originale agli ultimi Academy Awards – assume in questa pellicola una valenza molto specifica: è un’analisi tanto divertente, quanto dura, del vuoto interiore e del distacco dalla realtà in cui il protagonista si ritrova a vivere. Inconsapevole e sorpreso, Schmidt incarna l’americano medio che si accorge della sua mediocre normalità, ma si ostina nel vano tentativo di recuperare il tempo perduto, cercando di liberarsi da rabbia e solitudine. Il film, denso di satira tagliente e scettica, soprattutto rispetto al destino di ogni individuo medio borghese, demolisce le dinamiche familiari con esiti esilaranti.
Risulta dunque vincente la collaborazione tra il regista – umorista sfaccettato e sarcastico, ossessionato dai rapporti conflittuali di affetto/disprezzo tra coniugi e tra genitori e figli – e il sempre geniale Jack Nicholson, che delinea una figura anziana tra stordimento e goffaggine. Pinguedine e occhi spenti, bocca aperta e palpebra calante: è questa l’efficace traduzione eseguita da uno dei più grandi attori viventi, che giunge inevitabilmente a risultati di impressionante comicità. Convincente anche la vispa Roberta, futura consuocera di Schmidt, interpretata da Kathy Bates.
Incredibilmente più vivo e reale dei personaggi che lo circondano, Nicholson raggiunge l’apice nella scena finale, di una dolcezza disarmante: giunto ormai al suo crepuscolo, e conscio della vacuità delle tracce che ha saputo lasciare di sé, ci regala una magistrale reazione a dir poco commovente.
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