Pellicole on the road: GANGSTER STORY

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Bonnie and Clyde, USA, 1967

Durata 111’

Regia Arthur Penn,

Sceneggiatura David Newman, Robert Benton

MontaggioDede Allen

Fotografia Burnett Guffey

Musiche Charles Strouse

Produttore Warren Beatty

Interpreti Warren Beatty (Clyde Barrow), Faye Dunaway (Bonnie Parker), Michael J. Polland (C.W. Moss), Gene Hackman (Buck Barrow), Estelle Parsons (Blanche), Gene Wilder (Eugene Grizzard)

Riconoscimenti Oscar miglior attrice non protagonista a Estelle Parsons, Oscar miglior fotografia a Burnett Guffey, David di Donatello miglior attrice straniera aFayeDunaway

È questo un film, fra quelli americani, con un gusto per buona parte francese. Siamo nel 1967, la cinematografia statunitense sta assistendo alla sua “crisi del ‘29”. Il fenomeno di massa della televisione ha appena portato via numerosi spettatori al cinema. D’altro lato, oltreoceano, nella vecchia Europa, si muovono dei passi fondamentali. Pietre miliari del cinema vengono prodotte in Italia e soprattutto in Francia all’interno della corrente dellaNouvelle Vague. Sarà proprio da istanze francesi che sorgerà quel fenomeno di rinnovamento del cinema americano, che gli storici, riconoscendone in Bonnie and Clyde la prima scintilla, hanno chiamatoNew Hollywood.

Il film viene inizialmente proposto a Truffaut e Godard per poi essere definitivamente girato da Arthur Penn. Gli sceneggiatori David Newman e Robert Benton lavorano con il riferimento costante alla struttura di Jules et Jim (1962) sia per quanto riguarda la psicologia di Bonnie sia per l’alternanza repentina di toni comici e drammatici.Il rinnovamento passa anche per la scoperta di nuove tematiche precedentemente viste come dei tabù quali la sessualità esplicita della donna. Anche il montaggio si fa in molte occasioni intraprendente rispetto al cinema classico americano. Altra affinità con il panorama francese dell’epoca è l’emergere di produzioni indipendenti, con budget contenuti, e laconquista, a partire da film come Bonnie and Clyde o Il Laureato, di una maggiore indipendenza del regista rispetto alla tradizione statunitense.

Il film sviluppa tutta la sua trama, in un caotico e continuo movimento di fuga. Clyde, appena uscito di galera, conosce Bonnie che fa la cameriera in un locale per camionisti. Già in questo senso la configurazione del personaggio femminile del film, costretta in una situazione statica, è posta in posizione antitetica con la realtà dei camionisti, eternamente di passaggio. Ma la staticità di Bonnie è messa in moto grazie all’incontro casuale con Clyde, personaggio dai tratti psicologici movimentati. Bonnie e Clyde mettono allora in piedi una banda criminale specializzata in rapine di banche. Questi passaggi dotati d’ironia sono rappresentativi dello spirito d’incoscienza con cui si rapportano alla situazione. Il viaggio inizia già senza una meta ben precisa, stimolato soprattutto da sentimenti di rivalsa sociale, alla semplice insegna del successo e della fama. La situazione diventa presto dai toni drammatici, i personaggi divengono vittime della loro stessa fama e accusati anche di rapine e delitti da loro non commessi sono costretti allora a fuggire incessantemente dalla polizia. Il film acquisisce un valore aggiunto grazie alla sua fotografia, premiata infatti con l’oscar.

Un film la cui visione è necessaria per chi voglia farsi una cultura sui così detti film “on the road”.

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