Spettacolo vincitore dell’edizione 2015 del Festival I TEATRI DEL SACROregia
Rita Pelusio scritto da Domenico Ferrari, Rita Pelusio e Alessandro Pozzetti
in collaborazione con Riccardo Piferi
con Andrea Bochicchio e Giovanni Longhin
costumi e scenografie Barbara Petrecca
luci e sonorizzazioni Luca De Marinis
foto di scena Eugenio Spagnol 13 Aprile, Teatro India, Roma
Nell’anno del giubileo straordinario indetto da Papa Francesco, il festival Teatri del Sacro ha proposto a Roma sette spettacoli che con modalità differenti hanno portato ad indagare la spiritualità nella più ampia accezione del termine: la sacralità del quotidiano. Caino Royale, della compagnia PEM/ Habitat Teatrali, ha affrontato il tema del sacro con bruciante ironia e un pizzico di dissacrazione.
Lo spettacolo è composto da una serie di sketch che alternano a un surreale dialogo tra le statue raffiguranti Caino e Abele scene di ordinaria follia e cattiveria umana. Un Caino buono e gentile, interpretato da Giovanni Longhin, professa amore tra le persone e si rifiuta di uccidere suo fratello Abele, Andrea Bochicchio, che gli chiede con insistenza di farlo morire affinché la storia dell’umanità possa compiersi e il germe dell’odio possa impossessarsi dell’essere umano e scandire la vita delle persone.
A specchio di ciò, i due attori interpretano anche scene che sono la dimostrazione della cattiveria tra gli esseri umani. Ce n’è per tutti i gusti, dall’odio per gli immigrati quanto mai di attualità in questo periodo, alla necessità di possedere un’arma, al capitalismo spinto delle banche, alla mafia, al tradimento.
Il tutto condito da una corrosiva e disarmante ironia, che rende la visione del mondo ancora più nostalgica. Dietro un riso amaro si cela la tristezza per l’umanità alla deriva. L’archetipo biblico è dunque una scusa per parlare di attualità. Lo spettacolo costruito come un puzzle di scene, in maniera cabarettistica, è fruibile e godibile, anche per la bravura disarmante degli interpreti, che rivelano un uso del fisico preciso e sapiente: i loro corpi e le loro voci si modificano con maestria da una scena all’altra. Una comicità travolgente che è senza dubbio merito anche del lavoro della regista Rita Pelusio.