Epic painting, mostra monografica sul pittore calabrese Santo Tomaino, è un’esposizione che sorprende, in particolar modo se non si ha mai avuto l’occasione di incontrare la sua arte, come, lo confesso, nel mio caso.
Tomaino è un fine intellettuale, lontano dalle stravaganze di certe espressioni artistiche che spesso hanno tristemente poco da dire e quel poco che dicono stenta a non risultare patetico.
La pittura per lui è una forma di scrittura e, nello specifico, una scrittura critica. Un suo dipinto è come un articolo di giornale che riflette sulla nostra quotidianità, solo che al posto della carta c’è la tela, e al posto delle parole linee e colori, quindi immagini.
Tomaino afferma che a volte inizia un’opera dopo esser stato colpito da un fatto di cronaca, da un articolo di giornale; immagino che ciò susciti in lui certe domande che necessitano di una risposta. Tuttavia, la risposta non può venire dalla stessa fonte da cui il problema è suscitato. Vi sfido a trovare la risposta a certe domande nella stampa, televisiva o cartacea che sia. Il bisogno di risposte permane insopportabilmente. L’artista prende in mano pennelli e colori, inizia un dialogo con la tela che fornisce, progressivamente, delle risposte.
Tomaino afferma che i quadri sono come dei figli: tu li fai, li vedi crescere, li ami, ma poi arriva il momento in cui devi lasciarli andare per la loro strada.
L’epica rappresentata è un’epica moderna, aggiornata. Un’epica 2.0. Troviamo lupi e altre bestie al posto di mostri e draghi, pugili e soldati al posto di orchi, crocifissi al posto di eroi.
Tra i dipinti vorrei ricordare Bestiario (2011), teste di animali dagli occhi gialli che si stagliano su fondo nero: un catalogo di esseri viventi attinti dalla storia e dal nostro immaginario collettivo costituito da secoli di fiabe e racconti. Ecco quindi, tutti intrecciati, il demonio che ha dannato il primo uomo nella forma di serpente, il leone e il lupo, il primo mammifero clonato, la pecora Dolly, e la cagnetta Laika, sacrificata nello spazio in una sonda spaziale, eroica martire, suo malgrado, di una guerra tra due paesi mascherata da progresso scientifico.
Crocifissione (1991), raffigura, invece, un uomo senza volto posto su una croce invisibile e capovolto, come San Pietro. I critici liquidano questo dipinto con la solita sentenza evergreen: “metafora dell’uomo moderno”.
Verso Santiago di Compostela (2009) è invece un capolavoro dell’ossimoro. La celebre via, che milioni di pellegrini armati di solo rosario hanno percorso nel silenzio della preghiera per raggiungere Cristo, lascia il posto ad una marcia altrettanto silenziosa di una truppa di soldati carichi di fucili e bombe in un sentiero di cui non si scorge la fine.
Terminata la visita mi chiedo chi sia quell’uomo crocifisso, appeso a una croce invisibile agli occhi. Mi chiedo cosa possa avere a che fare con me. E, soprattutto, mi chiedo quale sia la natura di quella croce non rappresentata e a quale altra croce, infinitamente più reale e tangibile, rimanda.
SANTO TOMAINO. EPIC PAINTING
21 gennaio – 8 marzo 2012, Museo Carlo Bilotti,
foto senza titolo, serie Animum Peragrare (2006 – 2007).