di Botho Strauss dal Sogno di William Shakespeare traduzione Roberto Menin regia Peter Stein con Pia Lanciotti, Graziano Piazza, Silvia Pernerella, Gianluigi Fogacci, Maddalena Crippa, Paolo Graziosi, Fabio Sartor, Andrea Nicolini, Mauro Avogadro, Martin Chisimba, Arianna Di Stefano, Laurence Mazzoni, Michele De Paola, Daniele Santisi, Alessandro Averone, Romeo Diana e Flavio Scannella, Carlo Bellamio scenografie Ferdinand Woegerbauer costumi Annamaria Heinreich lighting designer Joachim Barth musiche originali Massimo Gagliardi produzione Teatro di Roma 9 maggio 2015, Teatro Argentina
Il Teatro Argentina ospita dal 5 al 31 maggio 2015 lo spettacolo onirico Der Park, lavoro che porta la firma di uno dei più grandi registi internazionali contemporanei: Peter Stein.
L’obiettivo del regista berlinese è quello di presentare al pubblico italiano un lavoro scritto appositamente per lui da Botho Strauss nel 1983 e da lui rappresentato nel 1984; il testo è ispirato direttamente dal capolavoro shakespeariano Sogno di una notte di mezza estate. Der Park si presenta come una riscrittura in chiave moderna di questo mitologico racconto, pregno di magia e sogno, spostato all’interno di un parco cittadino, dove degli stanchi Oberon e Titania si trovano a combattere contro l’assopimento del desiderio che sembra attanagliare l’uomo e la società a lui contemporanea.
L’ambientazione rimane quella di una Berlino dei primi anni ottanta, dove punks, atmosfere fluorescenti e oniriche accompagnate da tappeti sonori di una città in perenne movimento sull’asfalto – che dimentica totalmente la componente naturale di cui il Sogno è pervasa – ci suggerisce come possa essere difficoltoso per i due regnanti fatati inserirsi nel contesto metropolitano, modificando con la magia il destino dei vari personaggi che per noia, o semplicemente perché non hanno altro posto dove andare, si trovano ad errare per il parco: sono costoro i veri padroni del luogo e per quanto Oberon e Titania possano cambiare le carte in tavola stravolgendone l’attitudine attraverso i trucchi del servo Cyprian – un barbone che richiama il personaggio del folletto Puck, folle regista dell’intera vicenda shakesperiana – risultano essere degli spaesati ospiti che non possono far altro che sottomettersi alle loro regole. La natura è circondata dall’artificiale prodotto dall’uomo, il parco inglobato nella città, il desiderio nella sua radice primordiale distratto da complicazioni tipicamente mentali e materiali.
La traduzione dal tedesco di Roberto Menin risulta precisa, capace di fornire quelle sfumature di pensiero che si sviluppano nella vita dei personaggi nell’arco dei tre lunghi atti – di cui veniamo, comunque, più a conoscenza grazie al testo di Strauss e dal lavoro del maestro Stein che dalla recitazione attoriale. L’iconografia è forte e pittorica, espressionista: gli occhi degli spettatori sono letteralmente invasi da immagini simboliche che si moltiplicano man mano che i si avvicina alla conclusione.