Il progetto Phlox nasce come ricerca del suono che
diventa radicale significato della performance. Un lavoro di stratificazione e intarsio.
Dove: Circolo Arci DalVerme, Roma
Quando: 19 Febbraio 2014
Info: Phlox
Chi:
Tiziana Lo Conte: Voce, Elettroniche, Oggetti
Sandra Hauser: Sega Cantante, Oggetti, Voce, Video
Alessandra Ballarini: Basso Elettrico, Oggetti, Voce
Ospite d’eccezione – Gianluca Natanti: Elettronica
Le Phlox sono tre e da qualche tempo stanno girando con il loro live elettroacustico, fatto di elettronica e strumentazione sonora indiscutibilmente anomala, ma del tutto frequente per chi bazzica le cantine romane della musica sperimentale. Alessandra Ballarini al basso elettrico, Sandra Hauser alla sega amplificata – suonata con pennelli da tintura murale e archetto – microfono pomiciato da parole tedesche e Tiziana Lo Conte, instancabile per la sua presenza in tante formazioni della scena romana (Roseluxx e Gronge, tra le altre) alla regia delle elettroniche, dei fields recording, voce e ammennicoli sonori di varia tipologia, tra cui una campanella suonata con l’archetto e uno xilofono indiano accarezzato da una catenina. Gianluca Natanti, ospite della serata romana, suona l’Unico, uno strumento di sua invenzione: tavola in legno, di circa quaranta centimetri di lunghezza per trenta di larghezza, su cui sono tirate corde a ricordo di chitarra o basso.
Introdotto da una melodia ostinata di diamonica, successivamente ripresa al basso e mentre alle loro spalle comincia a scorrere la narrazione video (il viaggio notturno sul tratto Venezia-Mestredella A4, la più famosa autostrada perduta d’Italia), il loro è un concept-concert breve ma intenso. Probabilmente dura meno di una seduta dal dentista ma sicuramente meno di una operazione al femore e di entrambe le attività evocano i suoni di trapani molesti, di inserimenti di chiodi al titanio e di risucchi di liquidi che colano. Prendono tutto lo stridore delle unghie che strisciano le lavagne di scuola o quello delle forchette sulle scodelle vuote, riverberano metallici su e giù di cerniere e clangori di carrelli in un tunnel degli orrori che arrivano dritti sotto pelle e te la fanno rizzare. Cigolii, scalpiccii, ronzii e sibili: natura e ambiente affatto ostili, piuttosto introspettivi. Acusmatica tra parentesi tonde di psichedelica e techno, parentesi quadre di droni e parentesi graffe di artigianalità e inventiva, cioè arte sonora originale. Tra un oscuro cabaret post tutto e musica che sta nascendo e che stenta a capire quale direzione prendere solo per il gusto di attardarsi, attraversando piccole variazioni nella struttura melodica, poi risentirsi, piacersi e piacere.
È una musica in cui il gesto viene completamente assorbito nel magma sonoro. Musica materica, grossa, solo a tratti riesce a sganciarsi dal peso della materia che essa stessa ha creato.