Un inizio travolgente. Una fine imprevedibile. Picu, io sono l’eroe è uno spettacolo di ricerca profonda, sincera, coraggiosa e ironica sull’essere umano e sulle sue strategie di resistenza.
Picu è un eroe indimenticabile, un Don Chisciotte che affronta ogni giorno la vita, determinato a vincere la paura e la solitudine, a capire l’incomprensibile, ad affermare la propria presenza nel mondo, pur restando rinchiuso in una stanza. Arcangelo Iannace lo interpreta magistralmente, toccando vette sorprendenti di giocosa espressività corporea e di intensità comunicativa.
Ogni mattina, Picu indossa una sull’altra sette giacche imbottite e una pettorina nera; si gonfia artificialmente, come un gatto di fronte all’avversario; si corazza per intimidire un aldilà che lo vorrebbe piccolo e meschino. Un nemico invisibile e oscuro, la morte o forse la vita stessa, lo sfida ogni giorno a una guerra senza esclusione di colpi.
Come un bambino che crede profondamente nel proprio gioco, Picu si traveste da eroe robotico invincibile. Ogni suo muscolo diventa l’ingranaggio di una macchina da combattimento, che si muove a scatti nello spazio, emettendo suoni da cartoon. Sferra colpi e ne riceve, si riposa e tende agguati, il grande Picu, senza perdere mai la speranza. Il vero combattente può essere sconfitto, sì, in una battaglia, ma la guerra resta aperta e la vittoria sarà del migliore.
Nel suo fanciullesco delirio di onnipotenza, Picu combatte contro il nulla, senza perdersi mai d’animo e armato solo d’ironia. Sotto l’armatura di giacche imbottite, resta in braghe bianche e in ciabatte di pezza. Gioca in casa, in fondo, il grande Picu. Il ring su cui affronta la sfida quotidiana è una camera da letto spoglia, è il luogo dell’intimità, un’alcova protetta in cui potersi rifugiare, comunque, in caso di sconfitta. Ma il letto è anche solitudine, quando è grande e vuoto e non dispensa calore umano.
La grandezza eroica di Picu è nel suo strenuo resistere, di fronte a una vita incomprensibile che scorre indifferente. Eroiche sono le domande disarmanti, dissacranti e comiche nella loro sincerità, che Picu continua a porre a se stesso e a tutte le religioni, senza speranza di ricevere risposta. Eroici sono il suo travestimento, il suo buffonesco rituale mimico di guerra, il suo soliloquiare afasico e rabbioso, per darsi forza. Ma eroico, soprattutto, è il suo riuscire ad essere vivo, grazie alla fantasia di un gioco pazzo, elaborato e personalissimo, che lo rende unico al mondo.
Nei panni di un eroe surreale, è l’essere umano a venire rappresentato in tutta la sua folle realtà di combattente solitario e disperato, fantasioso e patetico, ostinato ad affrontare coraggiosamente l’apparente insensatezza del vivere.
Il testo e la regia dello spettacolo esplorano diverse modalità espressive. I sogni di Picu, coloratissimi, sono proiettati alle sue spalle in un roteare caleidoscopico di figure volanti, in stile Chagall, che popolano la notte stellata. Una voce fuori campo, giovane e pura, sciorina frasi belle, ma insensate, che infastidiscono per la loro sdolcinatezza inconsistente. Gli oggetti, nella stanza, sono intralci ostili e allo stesso tempo compagni vivi di avventura, per il protagonista che li maneggia.
Ma il tratto più innovativo e coraggioso di questo spettacolo è l’esplorazione del tempo, mostrato sulla scena in tutta la sua tirannia, senza temere sospensioni lunghissime, ripetizioni, attese e accelerazioni convulse, che sfidano il pubblico a resistere e a trattenere il fiato, rinunciando ad ogni pretesa di facile piacevolezza. All’interno di un tempo che scorre singhiozzando, tra pause di smarrimento e rincorse all’ultimo respiro, lo spettatore è trascinato a condividere la vita del personaggio, che si dipana liberamente: il filo della ragione si spezza, la comprensione emotiva prevale e un linguaggio squisitamente surreale diventa, così, naturale rappresentazione di una realtà universale e complessa.
PICU, IO SONO L’EROE
con Arcangelo Iannace
drammaturgia Francesco Spaziani, Michele Bevilacqua, Arcangelo Iannace
regia Francesco Spaziani, Michele Bevilacqua, Arcangelo Iannace
produzione PrimaVera
fotografia Tiziana Tomasulo
Dal 15 al 20 novembre 2011, TEATROINSCATOLA, Roma