Una muta preghiera si alza in questi giorni dalle sale del Maxxi: è quella dell’artista colombiana Doris Salcedo, in mostra fino al prossimo 24 giugno a Roma dopo le tappe di Londra, Torino ed Istanbul.
Plegaria Muda è un’installazione costituita da oltre cento coppie di tavoli di legno sovrapposti dai quali fuoriescono ciuffi d’erba. I tavoli, che coprono interamente la superficie espositiva, formano un percorso labirintico: il visitatore si muove tra queste strutture che, nel loro ripetersi in forma speculare e quasi ossessiva, rimandano facilmente all’idea di un luogo di sepoltura, ulteriormente evidenziato dalla scelta dei materiali usati dalla Salcedo: legno ed erba.
Artista impegnata nel sociale, Doris Salcedo vuole dar voce a tutte le vittime silenziose della crudeltà moderna; la sua opera nasce per ricordare questa moltitudine di volti e corpi senza identità e senza nome. Colombiana di nascita, non può non ricordare le vittime delle stragi condotte dall’esercito del suo paese natale, oppure quelle della microdelinquenza di Los Angeles, città d’adozione dell’artista. Stragi che si uniscono a tutte quelle che accadono ogni giorno in ogni parte del mondo e che purtroppo non fanno neanche più notizia. Morti brutali ed ingiustificate: è contro questo tragico binomio che la voce dell’artista si leva, creando nello spazio museale un percorso della memoria, un altare, una dedica a tutti quegli illustri sconosciuti che muoiono ogni giorno inghiottiti da una violenza cieca, che, proprio per la sua insensatezza, diventa ancora più drammatica.
La commozione che può provare una persona di fronte al muto spettacolo della morte, insieme alla rabbia contro una società fallata, viene stemperata dalla gentilezza della natura, che riesce ad insinuarsi nel legno dei tavoli, come a dire che anche davanti alla fine si deve e si può sperare nella rinascita.
L’impatto emotivo sullo spettatore è però raffreddato dalla geometria modulare e seriale dei tavoli: una scelta probabilmente voluta dall’artista, nel tentativo di sollecitare nello spettatore una critica razionale, una linea d’azione pratica che, esorcizzando il pathos iniziale, possa portare a formare dei cittadini del mondo fortemente motivati a combattere e a non voler più questo tipo di ingiustizie.
Non a caso Is your soul still alive? è il provocatorio sottotitolo che accompagna la mostra della Salcedo. Una domanda difficile, rivolta a tutti noi. L’artista sollecita una riflessione profonda nello spettatore.
Plegaria Muda è un elogio funebre collettivo: un incitamento a non dimenticare chi è già stato, troppo velocemente, dimenticato.
Una piccola speranza, esile come i ciuffi d’erba che spuntano tra le assi lignee dei tavoli.
DORIS SALCEDO – PLEGARIA MUDA
Maxxi, Via Guido Reni 2,dal 15 marzo al 24 giugno 2012,
foto P. Tocci, ‘Plegaria muda’ by Doris Salcedo, 2012, Roma,
(image courtesy MAXXI).