Poligoni d'Acciaio: lo schematismo di De Maria

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Nello splendido scenario bianco della Gagosian Gallery sono esposte tre opere, tutte in acciaio inossidabile, dell’artista californiano, trapiantato a New York, Walter De Maria, uno degli esponenti di spicco dell’Arte concettuale, di quella Ambientale, dell’Installation Art e del Minimalismo.

The 13-Sided Open Polygon (1984) è una scultura “da terra” di forma tridecagonale che somiglia a uno squadrato circuito automobilistico in miniatura. Al suo interno, invece che macchine da corsa, troviamo una sfera, o meglio, una biglia, ferma, immobile – forse fissata? -. La tentazione dello spettatore – e chissà che De Maria non voglia proprio indurci a fare ciò – è, evidentemente, quella di cominciare a far scivolare la sfera all’interno del poligono. In questo modo, il semplice visitatore si trasformerebbe nel co-protagonista dell’opera, lasciando trapelare una fruttuosa commistione tra libera facoltà dell’attività creatrice umana e regola schematica, vincolante fino a un certo punto, del poligono d’acciaio. E se la sfera fosse presa e tolta dal circuito?

Circle/Rectangle 11 (1986) è costituita da undici singole barre endagonali poggiate per terra ed esposte nella galleria in una fila che forma una “configurazione rettangolare”. E’ proprio la singolarità delle barre, tuttavia, a permettere altre possibili configurazioni: potremmo aspettarcene una endagonale, una composta da due quadrilateri e un triangolo e, perché no, una in cui le barre sono messe, di seguito, attaccata l’una all’altra al fine di creare un’unica armonica linea d’acciaio. Anche in questo caso De Maria lascia spazio all’inventiva inserendola all’interno di uno schema ordinato e prestabilito.

Infine, The 5-7-9 Series (1992/1996). Questa serie è composta da ben ventisette sculture costituite a loro volta da tre torri poligonali – ottantuno, quindi, in tutto – montate su un basamento di granito. Ogni torre può essere una struttura pentagonale, ettagonale o ennagonale. L’esposizione alla Gagosian Gallery, tre lunghe file da nove sculture ciascuna, consente uno slalom ludico tra di esse, unica azione curvilinea – oltre alla forma della stanza, ovale – permessa alla presenza dell’arte geometrizzante di De Maria. La serialità delle sculture s’impone da un lato come costitutiva mancanza dell’identico – non c’è, infatti, scultura identica alle altre – nella concretizzazione della mutevolezza delle ventisette combinazioni poligonali, dall’altro come dispositivo totalizzante poiché le piccole torri d’acciaio mirano all’attualizzazione di tutte le possibilità combinatorie esistenti. Qui non può esserci solo casualità. Lo schematismo di De Maria si definisce come miracoloso atto ludico casuale governato da una logica iper-regolativa e causale.

Pentagono-Ettagono-Ennagono;
Ennagono-Eptagono-Eptagono;
Eptagono-Eptagono-Eptagono;
Pentagono-Ennagono-Eptagono;
Ennagono-Ennagono-Pentagono: De Mariagono.

THE 5-7-9 SERIES CATALOGUE

sculture di Walter De Maria,

Gagosian Gallery, dal 22 marzo al 29 maggio.

foto 1. Walter De Maria, The 5-7-9 SERIES: Variation 5-5-7, 1992/1996, Solido di acciaio inossidabile su base di granito, di Matteo Piazza,

2. Walter De Maria, The 5-7-9 SERIES, 1992/1996, foto dell’installazione fatta alla Gagosian Gallery, di Matteo Piazza

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Autore

Lorenzo Cascelli

Ho conseguito la Laurea Magistrale in Estetica nel 2012 con una tesi su "The Tree of Life" di T. Malick e "Melancholia" di L. von Trier presso il dipartimento di Filosofia dell'università "La Sapienza" di Roma. Caporedattore prima di Arte e Libri e poi di Cinema presso Pensieri di Cartapesta, da Aprile 2014 sono direttore editoriale di Nucleo Artzine.

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