Come ogni Febbraio, l’Auditorium, il tempio della musica romano, viene piacevolmente invaso dalla danza contemporanea. Il direttore artistico del Festival, il coreografo belga Sidi Larbi Cherkaoui, ha proposto anche quest’anno un cartellone di qualità e novità. Ad affiancare il Festival è giunto, alla sua sesta edizione, anche il Premio che lo accompagna. Il 2 e 3 Febbraio sono stati messi in scena i progetti dei nove coreografi emergenti finalisti scelti dallo stesso direttore artistico.
Sabato 2 Febbraio
Davide Calvaresi, 7-8 chili “Replay”
Silvia Gribaudi “Non solo”
Francesca Foscarini “Grandmother”
Giovanni Leonarduzzi, Compagnia Bellanda “Senza saper né leggere né scrivere”
Premio Equilibrio Roma per la Danza Contemporanea 2013
Sabato 2 Febbraio sono andati in scena, nello spazio del Teatro Studio, quattro dei progetti selezionati. Ad aprire le danze, appunto, è stato il regista Davide Calvaresi che con la sua compagnia 7-8 chili ha presentato, al pubblico e alla giuria internazionale, il suo Replay. Un lavoro concettualmente molto interessante, che ha indagato la relazione tra video, corpo e gesto. La gestualità quotidiana si è rapportata ai movimenti enfatici della vita sociale, sportiva, religiosa e politica attraverso sequenze di video estratti dalla rete. I venti minuti di lavoro proposto da Calvaresi sono risultati ben assemblati e coerenti. Il lavoro di sperimentazione e il sottotesto sono stati sempre presenti e chiari. La gestuale molto semplice, i costumi e la presenza scenica delle tre interpreti, le hanno caratterizzate in modo ironico e cristallino. Ironia che si è intravista anche nella velata critica religiosa, politica e sociale. Una critica non militante, che è derivata solo dall’oggettività e l’accostamento di alcuni spezzoni video e dai gesti delle interpreti in relazione ad essi.
Meno concettualità e chiarezza si sono viste nel lavoro della seconda coreografa, Silvia Gribaudi. Il suo Non Solo è un progetto in erba, in divenire. È l’embrione di una sperimentazione su se stessa, una piccola cellula di un discorso da approfondire e sviluppare. La Gribaudi, interprete straordinaria, ha lanciato tante idee nei suoi dieci minuti di performance, troppe per il poco tempo a disposizione. Sicuramente le possibilità di crescita del suo solo saranno innumerevoli. Un lavoro sul corpo che forse solo nella sua versione più lunga e lavorata potrà esprimere tutta la sua originalità e interesse.
Un altro solo segue nella programmazione della prima giornata del Premio. In scena la coreografa Francesca Foscarini con Grandmother. Un lavoro incentrato sui ricordi che l’interprete e coreografa ha della propria nonna. Un lavoro molto fisico, in cui la Foscarini ha cercato di trasformare il corpo da vecchio a giovane. Il gioco delle luci nel frattempo esprimeva le tre dimensioni temporali del passato, presente e futuro. Fisicamente molto forte e danzato molto bene, era arricchito da un po’ troppi cliché della danza contemporanea.
Chiude la serata Giovanni Leonarduzzi e la sua Compagnia Bellanda con Senza saper né leggere né scrivere. Tre interpreti maschili, tra cui lo stesso Leonarduzzi, hanno portato in scena un tripudio di floor work e di partnering degno delle grandi compagnie nord europee. Un pezzo pensato come fosse l’ingranaggio di un orologio. Esteticamente e gestualmente interessantissimo, mancava fortemente di drammaturgia. I tre straordinari interpreti avrebbero potuto con le loro qualità fisiche e di movimento, derivanti anche da un passato nella break dance, essere diretti da un regista, o comunque fare un lavoro più sperimentale o di concetto.
In attesa di conoscere i restanti 5 lavori e i vincitori, una nota di merito va proprio all’Auditorium e ai loro organizzatori che rendono possibile questa bella iniziativa per finanziare i giovani artisti emergenti. Un grazie a loro è dovuto e sentito.
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