Si è svolto Venerdì 9 Dicembre presso l’Auditorium Parco della Musica, Sala Petrassi, il Gala del Premio Roma 2011 della Fondazione dell’Accademia Nazionale di Danza, con Presidente Larissa Anisimova. Gala perché nonostante le apparenti vesti di “Premio”, questa serata è stata la chiara chiamata fuori dal Premio Roma svoltosi in Accademia questa estate, ponendola Fondazionein un ruolo controverso che nei prossimi mesi verrà maggiormente chiarito.
Le premesse sono doverose, per quanto in possesso di noi giornalisti non ci sono informazioni diverse da quelle chela Presidentedella Fondazione Larissa Anisimova ha annunciato sul Palco della Sala Petrassi dell’Auditorium Parco della Musica. Il concetto che viene chiarito con fermezza e nitidezza è che leggendo il testamento della compianta Jia Ruskaja, è risultato chiaro come la missione dell’Accademia Nazionale di Danza sia da reincanalare secondo quelle che son state le richieste dell’artista che lasciò in eredità questo immenso patrimonio per l’Italia.
Larissa Anisimova dichiara che Jia Ruskaja ha messo a disposizione dei suoi eredi le proprietà immobili ed artistiche per far sì che in Italia potesse nascerela Danza, sulle ceneri del Dopoguerra. Una donna innamorata del nostro Paese, che si sposò con il Direttore del Corriere della Sera, ed ebbe una vita nel nome della danza e della diffusione di questa arte nel Nostro Paese, fino a renderla celebre e stimata nel mondo.
“Un centro creatosi intorno alla vicenda umana e professionale come quella che ha dato origine all’Accademia Nazionale di Danza, ha infatti un’identità così precisa da disporre quanto al patrimonio culturale, nonché materiale, di tutti i requisiti per essere protagonista dell’attuale scenario che premia la qualità assoluta.
Chi l’ha allontanato da questa missione, retaggio della fondatrice e suo lascito, si è assunta una grave responsabilità. Il compito dell’oggi è superare questo colpevole ritardo e ricomporre la sequenza, dalla luminosa esperienza ed intuizione di Jia Ruskaja ai nuovi compiti dell’oggi”.
Così questo nuovo corso che oggi nasce, ha le facce sì di questa determinata anima dell’Est, ma anche quelle di Eleonora Abbagnato – prima ballerina all’Opera di Parigi e celebre per parecchi episodi di Gossip in Italia – oggi nominata direttore artistico di questo nascituro premio, di Marina Leonova – rettore dell’Accademia di Balletto del Bolshoi di Mosca – simbolo della comunione e collaborazione profonda trala Fondazionee il Bolscoi, e dell’assessore alla Cultura di Roma Dino Gasperini, che annuncia questa collaborazione istituzionale tra il Comune di Roma (che insieme agli sponsor ha finanziato la serata) e dichiara: “una collaborazione tanto importante con il Bolscioi non solo siamo felici di annunciarla, ma posso garantire che non la slegheremo certamente”.
Il quadro è quindi chiarissimo. Si sono create due fazioni in Accademia, ela Fondazioneche ha il Nome dell’Accademia si stacca momentaneamente da essa. E’ una situazione molto difficile e confusa, che vedrà probabilmente nei prossimi mesi e anni duri scontri istituzionali e culturali. Certo è che se davvero, come tutti gli ospiti sul palco fanno pensare, l’importante è essere uniti nel nome della danza e delle persone che studiano e lavorano in questo settore in Italia, partire da una simil contrapposizione risulta quantomeno sconveniente. Sarebbe forse meglio, come del resto in qualsiasi ambito della nostra vita (dalla famiglia al lavoro), parlarsi in maniera profonda, capire ciascuno le ragioni dell’altro, e senza contrapposizioni trovare un buon compromesso che davvero unisca nel nome di questa arte?
Queste premesse sono anche spinte dalla profondità dei contenuti messi sul Palco della Sala Petrassi. Infatti una lucidissima ed elegantissima Paola Saluzzi presenta il Premio Roma con una dialettica non certo bassa, e tramite i suoi ospiti entra dentro grandi argomenti, dal ruolo delle istituzioni nel campo culturale, al ruolo della critica e dei giornalisti della diffusione di esso, fino alle profonde riflessioni sull’arte della danza, dalla formazione delle professionalità al percorso di vita che c’è dietro questa disciplina. Viene anche proiettato un poetico video in bianco e nero sulla figura Jia Ruskaja, che ne traccia un quadro sensazionale, di grande ballerina ma anche di una grande personalità. “Una rivoluzionaria”, affermala Saluzzi.
Il giornalista e critico Alfio Agostini premiato nella categoria “Diffusione della Cultura di Danza”, sottolinea, incalzato dalla Saluzzi, come il lavoro giornalistico sia riuscito quando riesce ad essere costruttivo. Quando si riesce a porre l’attenzione su delle cose che altrimenti passerebbero in secondo piano. L’occhio del pubblico è spesso stanco o distratto, quello del critico è, forte della esperienza che fa sul campo quotidianamente, attento e preciso. Resta che secondo Agostini “la critica non serve a niente nel senso di costruire o lanciare un talento. Serve soltanto a far passare dei messaggi, e io con 30 anni di rivista indipendente, oggi trilingue e riconosciuta in tutto il mondo, son ad esempio riuscito a far passare l’importante messaggio che l’arte sia un qualcosa di sovranazionale. Ecco perché vi metto in guardia quando parlate di “danza italiana”. Potete parlare di una “danza in Italia”, ma, eccetto le antiche tradizioni, parlare di danza italiana o francese o canadese a mio avviso non ha alcun senso”.Il Premio “Didattica nella Danza” va a Luca Masala, non presente però in sala per un malore. Alfio Agostini ritira il premio per lui e rassicura sulle condizioni fisiche del suo collega.
Il giovane talento Aran Bell, americano del Maryland (a cui si chiede: parli inglese? Lui risponde ironico: “Just a Little Bit!” – peccato non abbiano capito in molti la sottile gaffe…), vince il Premio come talento straordinario della danza, regalandoci un assolo di rara potenza e precisione, una esecuzione da professionista del mestiere, eppure a soli 13 anni. Chapeau.
Sempre 13enne Francesca Zavalone, che vince il premio come migliore giovane dell’Accademia Nazionale di Danza, secondo l’indicazione dei docenti dell’Accademia, e se ne va a Mosca a studiare al Bolscioi con una Borsa studio offerta dalla Fondazione.
Eleonora Abbagnato, sul palco in dolce attesa (compagna di un calciatore del Palermo), mostra la sua eleganza ed augura alla Zavalone di studiare all’estero ma di far ritorno in Italia con una condizione politica e culturale differente. La direttrice di questo “nuovo” Premio Roma punzicchia ambasciatori e politici in sala, ricordardo come Lei fosse dovuta emigrare per seguire la sua passione, ma come questo abbia comportato grossi sacrifici per lei e la famiglia. Augurare ai giovani talenti che possano lavorare in Italia, e fare qualcosa di fatto per loro, sembra qualcosa di grande valore umano oltre che professionale.
Chiaro che la situazione della nostra società non la cambiamo da un Palco di un teatro, ma si cambia a comincare dal Parlamento, dai Consigli d’Amministrazione delle grandi società, dalle Televisioni… Il Macro che decide i grandi flussi migratori, gli spostamenti delle persone. Il micro è fatto di nicchie e di eccezioni che ce l’hanno potuta fare “nonostante tutto”, ma per rendere la situazione culturale italiana accettabile per i giovani, ci vuole (ci vorrebbe) lo sforzo di tutti. Ecco, proviamo ad essere “costruttivi”.
Per quantola Saluzzicon la sua bellezza e la sua dialettica riesca a tenere alto il ritmo,la Plateaha voglia di danza, e così ecco in scena i migliori studenti della Compagnia di Ballo del Bolscioi di Mosca, che, ospiti di questa serata che segna il nuovo vitalizio Roma – Mosca, regalano una mezz’ora di grandissima danza. Dei professionisti giovani, con pochissimi errori nonostante l’età e l’emozione di esibirsi lontano da casa, un buon auspicio per la danza di domani, che si fondi sulle storiche basi della tradizione, per non dimenticare la memoria e non scordare le basi su cui essa è fondata.
Queste le intenzioni del nuovo corso dell’Accademia, una scelta all’insegna della tradizione e della ricerca dell’eccellenza e bellezza assoluta.
Una filosofia che può essere discutibile in un mondo come quello dell’arte dove tutto è in continuo cambiamento e con un profondo fervore dato dalla creatività moderna e contemporanea, ma ciò chela Anisimovavuole professare e portare avanti è la politica del rigore e della tradizione, affinché un’Accademia degna del suo nome faccia quello che deve fare, cioè formare dei talenti internazionali di eccellenza nel rispetto della sua storia intrinseca nel mondo della danza.
Era questo che anche oggi alla soglia del 2012, una mente rivoluzionaria come quella di Jia Ruskaja avrebbe voluto per la sua grande figlia che è l’Accademia Nazionale di Danza? Agli attuali eredi di questa meravigliosa creatura la grande risposta.