In occasione dell’anniversario della scomparsa di Pierpaolo Pasolini, Sabato 2 Novembre il Minucipio Roma V, in collaborazione con il Nuovo Cinema Aquila, ha proiettato il Documentario Profezia: Pasolini e la Nostra Africa di Gianni Borgna: un omaggio al Poeta scomparso, ed uno sguardo attuale sul quartiere simbolo della Roma pasoliniana: il Pigneto.
Profezia: Pasolini e la Nostra Africa, di G.Borgna, Italia/Marocco 2013, 77′
Trentotto anni fa, veniva assassinato il Poeta. E il regista Gianni Borgna lo ricorda attraverso il Pigneto, quel quartiere così significativo nei lavori sporchi e viscerali di cui Pasolini è stato l’artefice. Dal suo genio artistico veniva fuori solo la realtà, sotto qualsiasi forma, fosse essa narrativa oppure figlia della macchina da presa. Eccolo qui, il Pigneto di Accattone, intriso di rozzezza e di facce umili: il Poeta scendeva negli abissi sociali, occupandosi dei sotto-proletari, ancora meno evoluti di quelli di cui si era occupato Marx.
Ecco da dove iniziava l’Africa per Pasolini: da Roma e dalle sue borgate, rigurgitanti di una forza rivoluzionaria stipata ai margini. La Città Eterna di Pierpaolo Pasolini è quella che turba i benpensanti, quella in cui non arriva l’acqua corrente, dove Accattone aveva la sua baracchetta insieme a Maddalena. L’Africa parte dal Pigneto, l’Africa è un concetto: è dalle bisognose strade affossate dal fango che era nata nel Poeta la voglia di quel film ad episodi, che la morte violenta gli ha impedito di realizzare. Doveva essere un lavoro sul terzo mondo: India, Africa, America del Sud, Paesi Arabi, i ghetti neri degli Stati Uniti, tutto vigilato dagli squadrati occhiali ombrati del Poeta, e chissà a quali voci stonate avrebbe dato spazio in quel lavoro rimasto irrealizzato.
Roma, quanto ti pesa l’idea che non ci sarà mai più un film di Pasolini? O uno di quei suoi romanzi in romanesco? Chi mai darà nuovamente voce a quegli attori grotteschi ed abbrutiti? Gianni Borgna prova a rispondere ad alcune di queste domande, gettando un occhio sul Pigneto attuale, fatto non più di romanità sommersa, ma di una multietnicità colorata. L’Africa che Pasolini concepiva come linea di confine tra la borghesia ed il Sud del Mondo, vive ora di corpi concreti per quelle stradine strette dove Franco Citti e Ninetto Davoli passeggiavano tra una ripresa e l’altra.
Quello di Gianni Borgna è un lavoro audace e reverenziale, un tentativo di raccontare al pubblico quell’Orestiade africana che Pasolini non ha fatto in tempo a realizzare. Oggi non c’è il sotto-proletariato, oggi ci sono gli immigrati: la profezia si è avverata. Forse un giorno qualcuno darà la giusta voce anche alle loro storie. Per adesso, Gianni Borgna fa parlare Pasolini, attraverso le voci melodiose di Dacia Maraini e RobertoHerlitzka. E il risultato piace.