Foto: Enea Tomei
Gruppo: Bloc Party
Dove: Alcatraz, Milano
Quando: giovedì 8 novembre 2012
Info:
«Non vi preoccupate» – annuncia Kele Okereke – «c’è il lieto fine».
Iniziano con So he begins to lie, prima traccia del loro ultimo lavoro: Four. Compongono il terzetto d’apertura Trojan horse e Hunting for witches. Non è che l’inizio sia poi così meno lieto.
Chitarra, batteria, voce e basso tirano giù l’Alcatraz per l’unica data italiana del tour. O su, perché insieme ad un reggiseno, volano le note. Volano le bacchette di Matt e le dita sulle chitarre di Russel, volano i bassi e gli acuti dell’ampia vocalità di Kele. Voce che in One more chance ci ricorda la ricchezza e l’enorme potenza di questo strumento sonoro.
Kele tiene alti i livelli espressivi. Dietro o avanti, o insieme, le corde di Russel. Non sono rari i cori del pubblico (Real talk, Octopus, This modern love). Coinvolto e appassionato al limite dell’invasione. Sono quattro. Sembrano il doppio per la perizia e la potenza che dilaga dai loro strumenti. Voce, chitarra, batteria. Sì, certo, anche il basso ma sembra meno convinto della portata del suo suono. E’ l’”innervata” batteria di Matt a catalizzare le attenzioni maggiori.
Andiamo avanti. We are not good people, sterzata speed metal pura e devastante, signorile. Si aggira sul palco l’anima di Yngwie J. Malmsteen. Flux dal vivo vale i soldi del biglietto. Ci trovi tutto, un Bignamisonoro: elettronica, rock, pop, speed, dream, gothic e dark wave. Su Helicopter, l’annunciato lieto fine, Kele gigioneggia e chiede se ne abbiamo abbastanza.
Il pubblico, numeroso e soddisfatto, canta e spintona e si fa espellere dalla security fronte palco. Un party travolgente.
I ragazzi, in metro, parlano di come devono capirlo da soli di star calmi e che però, dai, è bello scatenarsi!