AA.VV.
Prototypology – An index of process and mutation
Luogo: Gagosian Gallery Rome
fino al 5 marzo
Assuefatti dal “finito” di un’opera d’arte, spesso ignoriamo volutamente il processo creativo che la precede. Proprio su questo aspetto si focalizza Prototypology – An index of process and mutation, una collettiva che ha come protagonista la genesi di un lavoro artistico. É in questa zona di confine che si concentrano l’ideazione, la sperimentazione e la trasformazione, per cui l’opera da semplice idea si evolve in qualcosa di concreto, senza per questo acquisire o perdere valore. Chi può negare infatti che lo schizzo o il cosiddetto bozzetto non siano già un’opera d’arte nella sua definizione concettuale? Si è a lungo disquisito sulla natura artistica dei bozzetti preparatori dei grandi affreschi rinascimentali e in alcuni casi intere esposizioni sono state costruite intorno ad essi. Prototipology indaga la fase di ricerca e sviluppo che c’è dietro un’opera, mettendo in mostra i lavori di trenta artisti contemporanei, affermati ed emergenti, con età ed estrazioni differenti. Camminare dunque nelle sale della Gagosian Gallery, equivale a sbirciare negli archivi di maestri come Albert Oehlen, in cui troviamo l’installazione “Untitled” del 2015, che attraverso un pulsante rosso invita lo spettatore ad interagire con suoni, luci ed ombre.
O come Takashi Murakami, i cui sketches lunghi come papiri, ci svelano la fase preparatoria del dipinto lungo 25 metri “In the Land of the Dead, Stepping on the Tail of a Raimbow”. E ancora possiamo contemplare “Carved Head – Medusa I” di Thomas Houseago, che rimanda senza alcun dubbio al concetto di “non finito” presente nelle opere tarde di Michelangelo. Dialoga con lo spazio, sfidando quasi le leggi fisiche, “Study Model (Monochrome for Paris)” di Nancy Rubins, in cui modellini di legno raffiguranti barche sono assemblati tra loro fino ad assumere una forma nuova, che rimanda però materialmente alle loro origini. Richiede nuovamente la partecipazione del pubblico “Spirit” di Loris Gréaud, un macchinario che ad intervalli di tempo emette una dolce franganza che avvolge lo spettatore ed inebria i sensi.
Queste sono solo alcune delle opere presenti; una mostra che realmente scava nella ricerca artistica, rivelandoci gesti quotidiani, momenti creativi, dubbi e certezze che solo chi crea può conoscere. Un’esposizione assolutamente da vedere, per la sua capacità di svelare “l’arcano” che si cela dietro l’atto creativo e di rispondere ad una domanda su cui da tempo ricade l’interesse del pubblico: Che cos’è l’arte contemporanea?